Recensione: Master of Disguise
Mazzate, mazzate, mazzate e frustate: un goduria estrema di lussuria metallica!!! I Savage Grace sì che erano un gruppo serio. Bastarono cinque ragazzi di LA, tanta convinzione e qualche demo per guadagnarsi -nel giro di qualche anno- una partecipazione alla mitica Metal Massacre IV, la pubblicazione di un ep (sempre per la Metal Blade) ed un contratto fresco fresco con la Black Dragon (passando alla storia anche per esser stato il primo gruppo a firmare per la label francese) che garantì a questi speed metal heroes ben due dischi.
Per ulteriori informazioni riguardo la saga dei Savage Grace, vi rimando alla loro pagina (che presto o tardi sarà pubblicata) nell’Enciclopedia di questa webzine. Per adesso concentriamoci sul debutto della band: “Master of Disguise”.
Il sound di questi pazzi californiani è uno speciale cocktail di speed metal USA, caratterizzato da ritmiche potenti, un incedere abbondantemente marziale ed una stupenda inclinazione verso melodie taglienti e molto coinvolgenti. Tutti questi speciali ingredienti li troviamo in questo disco -che per gli amanti del genere- può essere tranquillamente paragonato -per rappresentarne al meglio il fascino- ad un micidiale kolossal pornografico (che spettacolo di copertina!) di Acciaio e Potenza. Acciaio e Potenza!!! Irrompe la tuonante “Lions Roar” (minchia che titolo!) e subito divampa l’inno “Bound to be Free”; da lì in poi c’è solo da lasciarsi sbriciolare la spina dorsale con cannonate quali “Sins of the Damned”, “Into the Fire”, “Master of Disguise” ecc.. nonché abbandonarsi come devote vittime sacrificali alla travolgente colata metallica rimanente, in cui troneggiano tra le fiamme capolavori come la cadenzata “Betrayer” e la spargi-sangue “No One Left To Blame”.
Le mani della losca coppia Logue/Marshall non stanno mai ferme e si muovono forsennatamente generando ondate di ardente furia, costantemente fomentata dalle spietate botte del duo ritmico East/Finch. Mike Smith non rimane a guardare e ci trascina in questa sanguinosa orgia di lussuria metallica, catturandoci con il suo timbro abrasivo e molto trascinante. Davanti a questo spettacolo così libidinoso non rimane altro che sparare tutto al massimo volume, ammanettarsi i polsi dietro la schiena e lasciarsi sodomizzare da questo capolavoro di US Speed Metal!!! AAAAAHH!!
Se andate pazzi per l’HM era “85-88” servitevi pure, i SG vi faranno godere come maiali!
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) Lions Roar
2) Bound to be Free
3) Fear my Way
4) Sins of the Damned
5) Into the Fire
6) Master of Disguise
7) Betrayer
8) Sons of Iniquity
9) No One Left To Blame