Recensione: Maze Deception
I Maze Deception nascono a Matera nel 2015 da un idea del chitarrista Dino Russo e del Batterista Luca Cifarelli, ai quali si uniscono in breve tempo il cantante Piervo Andrisani ed il chitarrista Michele Gallitelli e, poco dopo, il bassista Davide Rubino, ognuno con alle spalle una bel po’ di conoscenza della materia avendo militato in diverse band rivestite d’acciaio.
La prima esperienza live del combo è del gennaio del 2016, con la partecipazione al ‘Southern Wolves IX’ di Matera insieme a Neid e Voltumna, seguita, nello stesso anno, dalla presenza al ‘Taras Thrash Feast’ di supporto ad Assaulter, Tales of Deliria e Chronosphere, al ‘Warm Up Agglutination’ con Heimdall e Circle of Witches ed al ‘Metal Fest’ con Folkstone, Novembre e Dark Lunacy.
Dopodiché, a fine 2016, il batterista Diano Castano sostituisce Luca Cifarelli.
A marzo del 2018 è la volta dell’esordio discografico, con ‘Maze Deception’, EP autoprodotto.
Il gruppo suona un Death tagliente e potente, con sparate Thrash che ne aumentano la versatilità, tendenza attuale di oggi che tira ad aumentare lo spettro di variabilità di sound e songwriting e che trova un buon riscontro tra i fans.
L’EP fa sentire chiaramente che i musicisti non sono di primo pelo, anche se qualche sbavatura qua e là si ascolta, ma è più che comprensibile trattandosi di un esordio.
Come tessitura generale i pezzi seguono le tradizioni del Death, con un un growl non troppo cavernoso che si fa apprezzare, sia quando comunica disperazione sia quando esprime rabbia e dolore ed una sezione ritmica, la cui tonalità grave forma un buon muro sonoro con basso in prima linea ed una batteria che è una vera mitragliatrice.
Le chitarre sono principalmente più legate alle sonorità Thrash; durante gli assoli, traccianti solide e robuste linee melodiche, prendono anche molto dall’Heavy Metal vero e proprio, dando un valore aggiunto al pezzo.
L’EP è formato da quattro canzoni introdotte da ‘Into the Maze’, un breve pezzo strumentale che chiarisce che i Maze Deception sono potenza innarestabile. Poi confermano che hanno le idee chiare con le tracce vere e proprie che seguono.
‘Blood Fear Death’ pesta come un fabbro, con strofe cadenzate alternate ad accelerazioni disperate fino all’assolo, melodico e con più sfumature. Poi il pezzo rallenta per qualche secondo, giusto per tirare il fiato, per ripartire potentemente con un assolo che accompagna le strofe.
Segue ‘Quel Muro’: cantato in italiano, urla una folle disperazione ma anche la voglia di non arrendersi mai alle difficoltà, provando e riprovando a superarle. Buono è l’assolo, al quale segue una sezione cadenzata e una successiva accelerazione Thrash. Prima del finale c’è un rallentamento e ripresa del Death con ancora un assolo.
‘Kit Extra Live’ è una sfuriata veloce, senza respiro e senza sosta, con un bridge potente che conduce all’assolo, spezzato in due da delle strofe con chorus.
Il pezzo finale è ‘Infant Loser (Happy Liar)’, sparata a varie velocità e cadenze è una buona via di mezzo tra Death e Thrash.
Solo quattro pezzi sono pochi per giudicare una band; a volte non bastano due album. Sicuramente, però, danno un’idea del suo valore. Per i Maze Deception questo è parecchio alto ed hanno davanti una strada tutta da percorrere, magari un po’ in salita, ma il genere suonato è tutt’altro che facile. Il combo ha comunque tutte le caratteristiche per raggiungere delle buone vette. Giudizio più che positivo ed aspettiamo l’album, augurandogli una densa attività live nel frattempo.