Recensione: Mechanized Warfare

Di Enzo - 1 Novembre 2001 - 0:00
Mechanized Warfare
Band: Jag Panzer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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85

Sono poche le band che hanno la magica prerogativa di riuscire, al giorno d’oggi, a trovare ancora quello spunto vincente che rende un disco una piccola o grande gemma, una di quelle band sono i Jag Panzer. Melodie tristi, progressioni complesse, flavour epici, aggressività US Power oriented, si potrebbe riassumere così questo Mechanized Warfare, autentico discorso musicale superiore. Con questo full lenght i Jag Panzer ritornano sulla scena del metal mondiale alla grande. Abbandonato l’uso esagerato di parti corali e progressive (rispetto al precedente ma pur buono “Thane to The Throne”) questo platter si attesta ad essere un vero e proprio ritorno a sonorità d’impatto e potenti arricchite con una certa eleganza di fondo (si, è proprio “eleganza” la parola chiave di questo nuovo disco).
La canzone che apre l’album è Take The Sky dove è presente una linea melodica classicamente US Power Metal che sarà tipica di ogni parte di queste dieci tracce, non mi aspettavo una prestazione così buona di Conklin alla voce, davvero in grande forma, da segnalare l’ottimo refrain, davvero immediato ed orecchiabile. Dopo la aggressiva ed affascinante Frozen Fear, davvero d’impatto nel suo grandioso incedere, troviamo la maestosa Unworthy aperta da un coro gregoriano, degno
di nota. Unworthy si attesta ad essere anche una song triste, potente e misteriosa, tre agettivi che in linea di massima caratterizzeranno tutto questo lavoro. The Silent ha un andamento pacato, uno stacco che ci introduce all’ottima The Scarlet Letter, altro pezzo forte dallo splendido e sontuoso coro. Gli stessi cori che caratterizzano in maniera nuova ed affascinante la seguente Choir of Tears, ottimo e particolarissimo l’effetto finale. Nella clamorosa Cold is the Blade i Jag Panzer si tingono d’epicità e così troviamo un certo ritorno alle melodie medievali ascoltate in The Age Of Mastery. Il brano in questione è indiscutibilmente uno dei picchi più elevati dell’album in virtù di progressioni strumentali malinconiche eppur graffianti. Hidden in my Eyes mantiene l’atmosfera respirata in “Cold is the Blade” mentre la seguente Power Surge si distingue per la grande prova di Mark e Chris che vanno a creare interessanti trame chitarristiche. All Things Renewed (splenido il suo refrain) chiude il disco nel migliore dei modi.

In conclusione un grande ritorno dei Jag Panzer, un album aggressivo, con molte parti corali usate senza abusarne ed inserite nei momenti giusti, riff tornati finalmente più heavy e una prova vocale del singer davvero eccellente, rendono questo Mechanized Warfare, si un disco di difficile assimilazione, ma anche indiscussa gemma dai cupi bagliori. Il lavoro inoltre segna un netto ritorno a certe sonorità tipiche della band che furono in parte abbandonate negli ultimi lavori da studio. Mechanized quindi è un album dalla doppia ed emblematica faccia: da un lato molto più classic oriented nel suo magico US Power, dall’altro risulta essere anche un lavoro fresco, elegante, ragionato, con i suoi aloni tristi ed affascinanti e melodie tutt’altro che banali. Ma in quanti riusciranno a penetrarne il profondo significato musicale? Ben pochi suppongo, ma per quei pochi ne sarà sicuramente valsa la pena. Musica senza tempo.
Vincenzo Ferrara

TRACK LIST:
Take to the Sky
Frozen in Fear
Unworthy
The Silent
The Scarlet Letter
Choir of Tears
Cold is the Blade (And the Heart that Wields it)
Hidden in My Eyes
Power Surge
All Things Renewed

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