Recensione: Medrumorphosis
A poco meno di due anni di distanza dal suo Travel, Mauro Patti pubblica un nuovo EP intitolato Medrumorphosis. Con il precedente lavoro, il giovane batterista di Agrigento aveva proposto una formula che univa metal strumentale, progressive, sludge, alternative e altre suggestioni affini, con un risultato piuttosto convincente. Ci avviciniamo quindi con piacere e curiosità alla nuova uscita del musicista siciliano.
Medrumorphosis sembra essere il seguito ideale di Travel, riproponendone le caratteristiche principali assieme a qualche elemento nuovo. Ancora una volta Mauro Patti lavora in totale autonomia, registrando non solo le parti di batteria ma anche quelle degli altri strumenti. Le coordinate e i generi di riferimento sono gli stessi del lavoro precedente, ma questa volta notiamo una presenza molto più marcata di intermezzi di chitarra acustica, che aggiungono un tocco piacevole al sound generale. Anche le tastiere sono leggermente più presenti, pur restando sempre in secondo piano, con tappeti sonori che aggiungono qualcosa all’arrangiamento ma che lasciano allo stesso tempo molto spazio alla sezione ritmica, senza dubbio la vera protagonista di questo lavoro. Sembra essere ancora centrale l’idea di proporre la musica come un veicolo per un viaggio interiore, costruendo un’atmosfera da trip acido in chiave moderna che si rifà ad alcune correnti tra lo sludge, stoner e l’alternative, o a gruppi come i Tool, le cui influenze non mancano di farsi notare nei brani di questo nuovo lavoro.
“Ogre’s Painful Heartache” apre l’EP con grandi accordi distorti per poi scivolare in passaggi dall’energia più contenuta, chiarendo subito l’atmosfera e le sensazioni che il musicista vuole cercare. I riff, anche quelli più tirati, si susseguono comunque uno dietro l’altro, e troviamo anche un certo groove nella parte centrale. “Unlucky Ladybug’s Accident” è senza dubbio uno dei pezzi migliori: l’intro si mostra subito piuttosto energico e quasi solare rispetto agli altri brani, ma presto lascia spazio a un deciso riff dal sapore thrash; si passa quindi attraverso diverse sezioni fino a un gustoso riff acustico nel finale. “Lapsus Naturae” sembra voler partire in quarta ma improvvisamente si interrompe trasformandosi in un brano semi acustico, nonché uno dei momenti più rilassati e distesi dell’intero lavoro. Si passa quindi a “Bones Eater” e “Taste of Changing”, due pezzi che proseguono grossomodo seguendo le linee guida tracciate dai brani precedenti, la prima forse più riuscita nei riff, la seconda impreziosita da un intermezzo di elettronica e da un finale con una stimolante sezione ritmica. Come nel precedente EP, anche qui la chiusura è affidata a un breve pezzo che ha il compito di rilassare l’ascoltatore alla fine del viaggio. In questo caso “Glorious Drum Ensemble” si regge soprattutto sul delicato lavoro di Mauro alla batteria, completato da un arrangiamento di tastiera leggero e discreto.
Tirando le somme Medrumorphosis conferma quanto di buono Mauro Patti aveva già dimostrato di saper fare con Travel. Possiamo ascoltare un ragazzo la cui visione musicale si sta definendo un po’ alla volta, unendo influenze diverse ma cercando di rielaborarle secondo il proprio gusto, senza copiare spudoratamente nessuno. C’è ancora spazio per maturare, ma per aver fatto tutto da solo, dalla composizione alla registrazione e alla produzione, si tratta sicuramente di un buon lavoro. Ora ci piacerebbe vedere cosa riuscirebbe a fare Mauro Patti con una produzione di livello superiore e magari con qualche ospite, dal momento che la direzione artistica intrapresa può di certo portare a risultati interessanti.