Recensione: Meeting in the Mist

Di Eugenio Giordano - 29 Ottobre 2003 - 0:00
Meeting in the Mist
Band: Alkemyst
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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72

Esordienti su Nuclear Blast questi francesi Alkemyst sono autori di un ottimo power metal dalle forti influenze progressive e melodiche. Il gruppo sembra intenzionato a volersi distinguere nettamente dalla media delle band power europee cercando un approccio compositivo molto ricercato e  tecnico che però non dimentica mai le melodie portanti dei ritornelli e le classiche parti trascinanti a cui il power metal ci ha abituati negli anni. Sotto il profilo tecnico il suono di questo cd è perfetto con una produzione sopraffina e una resa sonora davvero potente, mi piace molto il suono delle chitarre che nelle ritmiche portanti sono così basse e dinamiche, ma è molto efficace anche l’interpretazione vocale che riesce a spingersi su linee acute senza scadere in una sterilità timbrica fastidiosa. Nel loro insieme gli Alkemyst possono essere considerati una delle migliori promesse del metal francese, ricordano da vicino i compatrioti Dyslesia, sia per il genere suonato ma anche per la grande preparazione musicale di ogni singolo componente del gruppo.

Il disco, intitolato “Meeting in the mist”, si apre con la velocità di “Still alive” che immediatamente mette in luce i pregi del suond degli Alkemyst, un grande gusto per gli arrangiamenti crescenti, un utilizzo bilanciato ed ispirato della sezione ritmica e una notevole verve compositiva, l’opener del disco promette buoni risultati. Con la più ambiziosa “It’s time” il gruppo francese si spinge verso lidi più progressivi e ricercati, notevole il riff portante del brano basato su un ritmo serrato, esplode letteralmente in un ritornello trascinante che potrebbe ricordare alcune soluzioni degli Stratovarius anche se con le dovute proporzioni. Più dinamica e cambievole “Up to heaven’s gate” racchiude tutte le caratteristiche del gruppo, in certi momenti il brano si tinge di una atmosfera neoclassica ma gli Alkemsit si guardano bene dal diventare emuli del maestro del genere Y.J.Malmsteen. Bella e decisamente la migliore del disco “Hold on to your dreams” è molto più vicina la prog metal rispetto al power classico, infatti troviamo una sezione ritimca elaborata ed efficace fusa con intelligenti melodie vocali, ma nel ritornello il gruppo genera un grandissimo refrain che regala al brano un appeal efficace sin dal primo ascolto, ottimo. La title track è una complessa canzone semiacustica che si rivela malinconica ed ambiziosa senza annoiare o prendere la forma di una banale ballad, nel finale il brano si trasforma in un’esplosione di tecncica musicale dal grande valore artistico. Decisamente veloce e diretta “Passage” riporta gli Alkemyst al power metal trascianante della opener, nemmeno in questo caso il gruppo scade in soluzioni banali o in melodie scontate che renderebbero il brano prevedibile e noioso. Maggiormente ambiziosa, ma sempre ispirata, “Empty skies” presenta parti molto tecniche e dinamiche alternate a ritornelli veloci e melodici, in questo caso il gruppo ribadisce la sua caratura artistica senza ripetersi. La suite “Nameless son” è articolata in dodici minuti di durata e presenta diversi movimenti articolati con perizia dal gruppo, buono il ritornello centrale che ricucisce con efficacia l’ossatura del brano, anche in questa sede gli Alkemyst si dimostrano all’altezza del deal con la Nuclear Blast.

Certamente questo disco non rappresenterà un masterpiece del metal europeo e temo passerà inosservato a molti, eppure questi francesi sono certamente una band da tenere a mente perchè capaci di essere originali senza snaturare i classici stilemi del genere che suonano, senza voler salire in cattedra gli Alkemyst hanno dato vita ad un bel disco d’esordio.  

Tracklist:

1. Spells & Elixirs 
2. Still Alive 
3. It’s Time 
4. Up To Heaven’s Gate 
5. Hold on to your Dreams 
6. A Meeting in the Mist 
7. Passage 
8. Empty Skies 
9. Nameless Son 

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