Recensione: Meliora
“Cari telespettatori, benvenuti a Metal Voyager! La puntata di oggi è incentrata su un solo mistero: cosa si cela alla base del successo dei Ghost? E soprattutto, chi ha scritto Meliora? Partiamo con ordine, il nostro viaggio deve per forza iniziare in maniera trasversale.
La proctologia metallica è una scienza nuova, tipicamente italiana e gode di un forte sviluppo in tutte le zone del paese; non è richiesto nessun tipo di titolo di studio per esercitare, anzi, meglio non averlo. I veri professionisti uno strumento mai l’hanno impugnato e si sentono comunque allo stesso livello di un diplomato in conservatorio; pontificano, aizzano, gorgheggiano e si considerano portatori di grandi verità in barba al pubblico stupido e sordo. Un buon proctologo metallico attacca qualunque entità arrivi ad avere un discreto successo, tentando quasi a livello morboso di sminuirne la bontà e qualsiasi altra cosa gli ruoti attorno. Come sappiamo ed è scientificamente provato, in Italia arrivare è impossibile: sei diverso e vieni guardato con ribrezzo. Musicalmente sei credibile solo se sei un eterno poveraccio, se sei un gruppo pazzesco che però ha sempre suonato in un garage, se non hai mai inciso dischi ma demo in musicassetta e via dicendo. Al contrario, nel momento in cui inizia il chiacchiericcio attorno a qualcuno, ecco arrivare il sondino del proctologo pronto ad esplorare ogni singolo anfratto della band in questione, alberi genealogici dei musicisti inclusi. Un gruppo come i Ghost, quindi, con all’attivo 2 soli album e con un successo sempre più esponenziale, non può far altro che mandare in estasi questi personaggi. I carcinomi al genere metal trovati negli orifizi dei Ghost dovrebbero essere questi:
1. Pompati all’inverosimile
2. Songwriting banale e scopiazzante qualsiasi cosa
3. Mancanza di gavetta e relativa intera carriera nelle cloache di mezzo mondo
4. Banalità nei costumi
5. Fenomeno mediatico dal poco valore musicale
Un’importantissima constatazione balza subito all’occhio: se bastasse davvero così poco e se tutto ciò fosse davvero soldo facile, avremmo mezza Italia vestita da Papa Emeritus per le prossime 7-8 generazioni, proctologi metallici inclusi. Detto questo, indubbiamente parliamo di una band al posto giusto al momento giusto, che si è saputa vendere e che ha trovato la formula vincente; l’errore delle teorie proctologiche sta nel vedere i Ghost come un fenomeno di marketing assoluto. Niente di più sbagliato: la genialata dietro a tutto ciò è stata il proporli e il venderli al pubblico metal. L’esito lo si sapeva a priori: metà schifati, metà adoranti ma band sulla bocca di tutti, viene quasi da chiedere chi sia il pollo.
Sorvoliamo anche sul marketing e sul fatto che le band più blasonate e rispettate nell’universo metallico stiano vendendo dai preservativi alle tavole da surf, dalle presse industriali a qualsiasi altra cosa inutile che possa contenere il loro nome; a certi gruppi è ovviamente permesso, esiste anche il marketing lecito, ci mancherebbe altro!
Ecco quindi arrivato il momento di studiare il principale quesito della puntata, che potete tranquillamente allineare a teorie come Paul is dead? o altre amenità: Chi ha scritto Meliora?
Jacques De Molay? I Rosa Croce? Un oscuro codice proveniente dalla crociata contro gli Albigesi? Le corna nel grano? O semplicemente il talento di una band?
Il fatto incontrovertibile è che Meliora funziona ed è un disco fresco, divertente, vario e presentato da gente che si è messa seriamente a scrivere canzoni. Il marchio di fabbrica dei Ghost è riconoscibilissimo: qui ci sono tutti gli elementi caratteristici della band sfoggiati senza riserve. La marcia in più viene dal songwriting, decisamente ispirato e che rende il platter in questione il miglior lavoro della band svedese in assoluto. Vige qui la regola del terzo album come quello di maggior successo e siamo certi che sarà così.
Spirit apre le danze e si rivela subito un brano solido e arrangiato alla perfezione; la strofa in battere saluta Papa Emeritus e la prima cosa che captano le orecchie è la produzione che finalmente rende giustizia ai Ghost e alla musica proposta. Il ritornello cattura praticamente al primo ascolto; la parte solistica è congegnata molto bene e amalgamata ancora meglio col resto del pezzo.
Per chi non lo sapesse, la band svedese suona una specie di ibrido tra heavy metal, musica anni ’60, prog anni ’70 con un senso dell’occulto molto easy e brani più che accessibili. Si presentano sul palco con volumi da denuncia, mascherati e col carismatico Papa Emeritus come frontman a catalizzare l’attenzione. Sono tutt’altro che musicisti alle primi armi come li si fa passare e ci sanno davvero fare anche in sede live,
provare per credere.
From The Pinnacle To The Pit è il vero pezzo da 90 del disco; il classico singolaccio da cantare a squarciagola e ascoltare 50 volte di fila. Come promesso dalla band, Meliora è un disco più pesante e orientato sulle chitarre rispetto ai lavori precedenti e c’è molto più metal specialmente a livello di riffing. L’incipit di basso è micidiale e ha un suono strepitoso; provate poi a resistere al ritornello, impossibile toglierlo dalla testa. Buoni gli stacchi, gli arrangiamenti e davvero nulla da eccepire.
Cirice l’avevamo già sentita come singolo apripista del disco ed è una traccia azzeccatissima e dal mood più oscuro rispetto ai due pezzi precedenti; il riff massiccio e il ritornello sinuoso e malinconico piazzano l’ennesimo colpo da maestro nei padiglioni auricolari dell’ascoltatore e il piano completa l’arrangiamento riempiendo gli stacchi e dando un ottimo senso di continuità.
Spoksonat è un piccolo intermezzo di chitarra acustica e tastiera che dura un minuto scarso e, a questo punto, ci può stare. Il tempo per tirare il fiato passa in un batter d’occhio, e già tutta la magnificenza di He Is si sprigiona dalle casse. Altro pezzo da 90 per quanto ci riguarda, magia pura e un tuffo diretto agli anni ’60 e al periodo di cui solo abbiamo sentito parlare dai nostri emozionati genitori. Impossibile non citare gli immensi Abba, la colonna sonora de Il Laureato (The Sound Of Silence, Simon & Garfunkel, del 1964 appunto) che vagamente viene ricordata dalla strofa e anche Childhood’s End degli Ulver che bene ha tributato questi magnifici anni. Il ritornello è un tripudio: arioso, solare, sognante e confermante una band terribilmente eclettica e qui in totale stato di grazia.
Mummy Dust cambia totalmente la faccia del disco con un po’ di sano heavy metal, accenti tipicamente aor e una linea vocale sussurrata, dissonate e horrorifica. Altro brano di indubbio valore e che giunge totalmente inaspettato: si passa dai figli dei fiori all’oscurità totale, e il richiamo alla fuga di Bach completa l’opera fungendo da falce per tutte le margherite fatte fiorire con He Is.
Majesty è introdotta da un riff puramente hard rock che è un buon valore aggiunto ed è ficcante al punto giusto; ovviamente ecco l’accompagnamento di un Hammond o un campionamento simile e il gioco è fatto. Buona la strofa e il ritornello prettamente aor fa il suo sporco lavoro. Devil Church è il secondo intermezzo strumentale del disco: trattasi di un discreto prog rock che si ascolta ma da cui si può tranquillamente prescindere.
Absolution ci fa avvicinare verso la fine della disamina e lo fa con un altro brano di corposo heavy metal. La strofa è efficacissima e la si canta praticamente al primo ascolto, il ritornello anche. Non ci si fa mancare nemmeno un finale strettamente da concerto, che introduce al gran finale che arriva con Deus In Absentia. Altro giro, altro regalo e altro colpo da maestro specialmente in sede di ritornello, ancora una volta di puro aor e ancora una volta validissimo. Ovviamente la chiusura dell’album è affidata a un coro puramente ecclesiastico; cosa quasi scontata ma necessaria.
Trovare un difetto a Meliora risulta quindi molto difficile; se proprio dobbiamo, possiamo attaccarci ai due intermezzi che, vista la durata del disco, avrebbero dovuto essere sacrificati in favore di un pezzo in più. Otto tracce vere e proprie vanno più che bene e sono comunque vincenti, specialmente se di una qualità altissima come queste; l’indice di riascoltabilità è molto alto e l’album diventa una vera e propria droga dopo pochissimi ascolti.
Possiamo quindi iniziare a trarre le nostre conclusioni, ovviamente dopo la pubblicità.”
Per domani cielo terso o poco nuvoloso…E’ ora di cena, ecco un bello slogan su pannolini, e pastiglie deodoranti il water.. bla bla bla
“Bentornati in studio, siamo ormai alle battute finali e, prima di congedarci, concludiamo il discorso intrapreso. Chi ha scritto Meliora? Secondo la proctologia metallica dovrebbe averlo fatto qualcuno a tavolino, che tesse i fili come una loggia massonica e pilota il pubblico dove vuole con oscuri messaggi subliminali e qualche specchio messo ad arte per attirare le allodole; secondo ciò che abbiamo appena dimostrato, quello che i Ghost hanno e molti altri no si chiama talento, a maggior ragione confermato da canzoni di livello molto alto e suonate ancora meglio. La proctologia metallica quindi, che in alcuni casi potrebbe chiamarsi anche invidia o spazzatura, a voi la scelta, è una scienza fallita in partenza, ed è una pratica talmente stupida da non avere ancora capito di essere la maggiore pubblicità possibile alle band tanto odiate. In questa sede, e in questo caso, vincono i Ghost con una facilità disarmante.
Se siete fan della band comprate a scatola chiusa, se non li conoscete provate comunque ad ascoltare i Ghost e Meliora; andrà direttamente nella top ten dell’anno e farà sfracelli anche dal vivo. Il Sacro Graal purtroppo qui non siamo riusciti ad inserirlo e ci scusiamo, in compenso abbiamo inserito un sondino e in fin dei conti è giusto così. Alla prossima e buonanotte!”
Ps: Meliora, quasi autocompiacendosi, significa “cose migliori”, meditate gente.