Recensione: Mellom Skogkledde Aaser

Di Michele Romani - 1 Ottobre 2009 - 0:00
Mellom Skogkledde Aaser
Band: Kampfar
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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80

“Mellom Skogkledde Aaser” è il primo full lenght dei norvegesi Kampfar da Fredrikstad. Band dal grandissimo potenziale che, per varie ragioni, non è mai riuscita ad abbandonare il suo status underground in favore di consensi da parte di un pubblico più ampio. Al contrario dei più illustri colleghi dell’Ovest, infatti, i Kampfar sono sempre stati contraddistinti da un atteggiamento elitario e di basso profilo: pochissime interviste e tantomeno ridondanti proclami, preferendo da sempre concentrare l’attenzione esclusivamente sulla musica.
 
Il ritorno sulle scene di tre anni fa con l’ottimo Kvass dopo molti anni di silenzio (seguito, poco tempo dopo, dall’altrettanto valido “Heimgang”) ha riportato in auge il nome Kampfar, elevandoli ancora una volta a massimi esponenti di quel black/folk/viking metal di stampo nordico di cui loro stessi possono definirsi tra i principali iniziatori. Tornando al disco in questione, si sta senza dubbio parlando di una delle espressioni massime di questo genere, una delle opere che più in assoluto riesce nell’intento di  trasmettere in musica le gelide ed incontaminate lande della Norvegia, da sempre protagonista incontrastata del loro sound e del loro concept lirico.
 
“Mellom Skogkledde Aaser” si dapana tra la furia del più classico northern black metal e azzecatissimi inserti folk che si susseguono nelle varie composizioni del disco. Il tutto, ed è qui che sta il vero marchio di fabbrica dei Kampfar, facendo uso solamente di chitarra, basso, batteria e sporadici inserti di tastiere, senza quindi utilizzare alcun strumento tipico del  genere. Un sound che pesca a piene mani dal folk/viking senza dubbio, ma che mette bene in chiaro come i Kampfar siano prima di tutto una band black metal.
 
Dopo una terrificante e brevissima intro, caratterizzata da urla lancinanti, il disco parte subito in quarta con “Baldogg”, che già si può considerare una sorta di compendio del Kampfar sound, 9 minuti che sembrano  passare in un lampo sintetizzando al meglio la classe cristallina del duo Dolk/Thomas. Un riffing glaciale che sovente si tramuta in suggestivi arpeggi tipicamente folk, riuscendo nell’intento di trasportare l’ascoltatore con la mente ad epoche dimenticate e riportando i fasti di antiche tradizioni nordiche. Come non citare poi “Hymne”, song che insieme alla famosa “Norse” del successivo album si contende la palma di pezzo migliore della band, col suo riff iniziale folkeggiante quasi ipnotico, e una prestazione vocale di Dolk da pelle d’oca (bellissima la parte finale a cappella in puro viking style, solenne ed epica ai massimi livelli).

In un lavoro di tale caratura comunque risulta complicatissimo scegliere un brano rispetto ad un altro, anche “Kledd I Brynie Og Smykket Blodorm” (caratterizzata da continui cambi di tempo ed inserti tastieristici di grande effetto) o la violentissima “Bukkeferd” (il pezzo in assoluto più black metal del lotto) sono assolutamente sopra la media. Il tutto rigorosamente cantato in norvegese, come non poteva essere altrimenti.

Un disco che riesce a sorprendere per le sue innumerevoli sfaccettature, che viene voglia di riascoltarlo subito per scorgere un passaggio o un particolare riff a cui non si era data la giusta attenzione in precedenza, tanto per sottolineare i molteplici aspetti e le innumerevoli sensazioni che riesce ad infondere questa perla partorita tra i ghiacci del Nord (la stessa copertina raffigurante il gelido paesaggio delle Svalbard è abbastanza esplicativa in questo senso).

Chiunque si professi seguace di queste sonorità non può non conservare gelosamente quest’opera nella propria collezione, un perfetto affresco viking/black metal come si suonava una volta, non la robetta da sagra paesana che sembra tanto andare in voga oggi (con tutto il rispetto). Un doveroso tributo ad una band che ha fatto la storia di questo genere, e che probabilmente ha raccolto molto meno rispetto alle sue potenzialità. Hail Kampfar.

Tracklist:
01 Intro
02 Baldogg
03 Valgalderkvad
04 Kledd I Brynje Og Smykket Blodorm
05 Hymne
06 Vukkeferd
07 Naglfar/Ragnarok

Michele Romani

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