Recensione: Melody In Captivity

Di Lorenzo Bacega - 2 Febbraio 2009 - 0:00
Melody In Captivity
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Anno: 2009
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Brian Maillard nasce in Svizzera (più precisamente a Delémont, nel Canton Giura) nel 1978. Dopo aver studiato chitarra presso la locale Academy of Music, Brian entra a far parte del gruppo M.A.P.O assieme al fratello batterista Yan, con il nel 2003 quale deciderà poi di fondare la progressive band Solid Vision. Con la band cagliaritana pubblica due album (Eleven nel 2004 e The Hurricane nel 2006) che riscuotono un discreto successo, lanciando così il gruppo in varie manifestazioni musicali in ambito nazionale e mettendo in evidenza Brian come uno tra i migliori chitarristi emergenti al punto da venire avvicinato da numerosi sponsor (tra cui Ibanez e Mesa Boogie) dei quali, una volta diventato endorser, propone numerose clinic in tutta Italia. Nello stesso periodo viene contattato da Charlie Dominici, primo cantante della famosa progressive band newyorkese Dream Theater, per comporre e registrare, assieme agli altri strumentisti dei Solid Vision, la seconda e la terza parte del progetto DOMINICI 03: A Trilogy.

Melody in Captivity è il primo disco solista dell’artista elvetico: nove tracce completamente strumentali, scritte in prima persona dallo stesso Brian (che in questa sede si occupa anche delle tastiere), nelle quali la chitarra rimane sempre in primo piano, sostenuta da una sezione ritmica (costituita dagli inseparabili Yan Maillard alla batteria e Riccardo “eRIK” Atzeni al basso) sempre precisa e puntuale. Il sound che il chitarrista svizzero ci presenta in questo lavoro, che per certi tratti deve molto al più blasonato John Petrucci, punta soprattutto sull’uso di melodie di ampio respiro, ben congegnate e facilmente memorizzabili, alternate a passaggi più tecnici e funambolici: il risultato è un perfetto mix che può essere apprezzato anche da chi non è particolarmente avvezzo a queste sonorità. Così se le prime Relax in Your Mind, Liberation e A Perfect Lie si rifanno maggiormente a un progressive fatto di cambi di tempo, pause e ripartenze, ampi passaggi melodici e lunghi assoli ipertecnici, la seguente Water Song rallenta decisamente il ritmo, adagiandosi su atmosfere più tranquille che sotto certi aspetti richiamano a Hand on Heart di Steve Vai. Ci si sposta nuovamente su territori prog-oriented con la tirata title-track (uno dei pezzi più riusciti del disco), la oscura e pesante Implore (impressionante il crescendo nell’assolo finale) e la folle Wickedness. Chiude in bellezza Orev, ballad di tre minuti (simile come struttura per certi versi a Surrounded dei Dream Theater) costruita su linee melodiche orecchiabili quanto efficaci e capace di rapire l’ascoltatore nella sua semplicità. Complessivamente buoni la produzione e il missaggio, curati in prima persona da Brian Maillard nei Solid Studios di Cagliari.

In definitiva si tratta di un ottimo esordio solista per il chitarrista svizzero trapiantato in Sardegna: nonostante le influenze ancora presenti il disco è ben composto, scorrevole e piacevole da ascoltare, grazie alla componente melodica davvero coinvolgente e ben concepita.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

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Tracklist:
01. Relax in Your Mind
02. Liberation
03. A Perfect Lie
04. Water Song
05. Melody in Captivity
06. Implore
07. The Renaissance
08. Wickedness
09. Orev

Lineup:
Brian Maillard – Guitars & Keyboards
Riccardo “eRIK” Atzeni – Bass
Yan Maillard – Drums & Percussions

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