Recensione: Membrane
Con questo “Membrane” il gruppo russo dei The Lust giunge al terzo album in pochissimo tempo. Certamente il quintetto dimostra un fervore compositivo non indifferente visto il numero di dischi pubblicati in soli quattro anni, ma questo vale poco se non è direttamente supportato da una adeguata personalità e da effettive e spiccate doti di originalità e ispirazione.
Infilato il cd nel lettore passate pure alla seconda traccia saltando la prima, non vi è infatti nulla di più fuorviante dell’intro intitolata “Power of the Lust” per giudicare la proposta di questa band. Nelle restanti 10 tracce dell’album infatti troviamo un’atmosfera ben lontana da quella doom e al contempo cyber contornata di voci filtrate che invece contraddistingue l’intro. Il che è forse un bene, dato che probabilmente in caso contrario il disco non sarebbe neanche stato recensito su questo sito.
Ma passiamo a parlare delle altre canzoni e facciamolo con la successiva “Sorgive”, song in cui emerge la vera anima dei The Lust fatta di black-death e gothic in quasi egual misura. Su un sottofondo musicale che predilige momenti violenti e cupi contrapposti a passaggi maggiormente atmosferici e d’ambiente, troviamo la (ormai classica) dicotomia tra voce maschile in growl e quella femminile pulita.
Come si evince quindi, la band non inventa certo nulla di nuovo e anzi, scade ripetutamente in un già sentito che ingenera nell’ascoltatore anche una certa dose di noia. I vari inserti tastieristici dal suono vagamente elettronico son troppo poco per distinguersi dalla massa. Qualcosa di più per rendere interessante il cd è fatto dalla produzione, che incupisce il sound in più passaggi, ma in generale gli sforzi son vanificati da una, a mio avviso, imbarazzante mancanza di idee. Nessuno degli strumenti riesce a spiccare sopra agli altri, gli assoli di chitarre e tastiere sono elementari e quasi “scolastici”, mentre basso e batteria riescono a colpire solo per il proprio immobilismo e la mancanza di qualsiasi guizzo e variazione.
La produzione rende interessante il sound della band in vari punti valorizzando i bassi e incupendo molto il risultato globale. Non è però chiaro se questa cupezza sia una scelta voluta, dato che la produzione in generale non è per nulla perfetta e anzi soffre di un certo appiattimento di tutti gli strumenti. Inoltre in rari passaggi la voce sembra quasi abbassarsi e rialzarsi, un effetto che, se dovesse essere voluto (come però non crediamo), risulterebbe veramente una pessima scelta.
Per concludere i The Lust pubblicano un album di qualche limitato interesse per alcune scelte legate al sound, ma decisamente insufficiente sotto il profilo meramente compositivo. Ciò che non risulta già sentito altrove, è connotato da scelte elementari e che risulta difficile credere appartengano a una band che è riuscita a raggiungere un contratto discografico.
Tracklist:
01 Power of the Lust
02 Forgive
03 Unreal You
04 Who Will Be the Next
05 Ashore
06 Hit in the Face
07 Corporal
08 Getting Cold
09 Enjoy the Pain
10 Where Death still Dance
11 Driven by Signs
12 Darkness is Bright (bonus track)
Alex “Engash-Krul” Calvi