Recensione: Memorial

Di Alessandro Calvi - 3 Luglio 2006 - 0:00
Memorial
Band: Distorted
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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78

I Distorted arrivano da Israele e nascono nel 1996. Le prime registrazioni risalgono al 1998 e sono seguite da altre nel 2000 e nel 2002, è in quest’ultima occasione che vengono notati e cominciano a suonare live in vari festival nel loro paese. In breve tempo arrivano a fare da spalla alle date in Israele di gruppi come Edguy, Behemoth, Destruction e Megadeth.
Tra il 2003 e il 2004 cominciano a scrivere il materiale che andrà a comporre il loro album d’esordio e nel febbraio del 2005 entrano all’Underground Studio in Svezia per registrare questo “Memorial”.

La band si auto-definisce come doom-death, ma è una etichetta estremamente limitante. I riferimenti ad altri generi sono molti a partire dai passaggi melodici e sinfonici che sono chiaramente avvertibili, così come l’uso della voce pulita femminile dai rimandi decisamente gothic, la tecnica e la ricerca di alcune composizioni al limite del prog, invece, ricordano molto da vicino i Dark Tranquillity. Come si diceva in apertura, i Distorted sono israeliani e il fatto che condividano la patria con gli Orphaned Land si sente, soprattutto nelle linee vocali della cantante Miri. Nella presentazione ci viene sottolineato come lei sia di bell’aspetto e dalla foto sembra proprio sia vero, per fortuna le sue qualità non si limitano a questo, ma è anche decisamente brava. Il suo stile di cantato è abbastanza classico senza lanciarsi in tentativi lirici, al contempo però quel vago sapore orientaleggiante che si avverte nella voce ha un che molto attraente.
Le linee vocali femminili sono spesso affiancate da quelle maschili in growl, si tratta di uno stilema decisamente usato e abusato nell’ambito gothic, ma la band riesce a non ricadere nei soliti cliché. Quantomeno quando anche lo fa, lo fa con stile, risultando sempre convincente e non risvegliando praticamente mai un senso di “già sentito” nell’ascoltatore.
I richiami alla patria natia, però, non si ritrovano solo nelle linee vocali. Molti dei passaggi più melodici si rifanno a un sound tipicamente medio-orientale che, come già nel caso degli Orphaned Land, sono uno dei punti di forza dell’album, soprattutto se sviluppati in un certo modo. Questo dimostra ulteriormente come questa band ci sappia fare.
In effetti, pur essendo al loro primo album, i Distorted mostrano una esperienza e una maturità di songwriting quasi inaspettata. Un disco così probabilmente sarebbe più logico aspettarselo da una band già più navigata, invece ci troviamo di fronte a un disco praticamente perfetto. Arrangiamenti, cambi di tempo, suoni, linee vocali, tutto realizzato con una professionalità che tante band anche più blasonate possono sognarsi.

Tutto bene anche sotto il punto di vista della produzione. Suoni, mix ed esecuzione più che buona, ma d’altro canto, il fatto di aver registrato il disco presso gli Underground Studio in Svezia è già di per se una garanzia. Molto carino ed accattivante anche il lavoro svolto per il book-let, tutto incentrato sul tema della “memoria” che regge anche le liriche di tutto il disco.

“Memorial” è, senza mezzi termini, un disco d’esordio con i controfiocchi. Poche son le band che alla prima occasione son state capaci di sfornare un’opera così convincente e matura. La speranza è che i Distorted possano continuare sulla strada che han fin qui tracciato, se lo faranno potremo aspettarci album sempre più belli e interessanti.

Tracklist:
01 In Your Light
02 Memorial
03 Children of Fall
04 Flesh and Blood
05 Redemption
06 Sometimes
07 Is It the Wind
08 Illusive
09 Hesped

Alex “Engash-Krul” Calvi

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