Recensione: Memorial Roots (Re-Rooted)
I Brainstorm ci riprovano, e a distanza di sette anni dall’uscita del loro ottavo album “Memorial Roots” rilasciano questa ristampa che offre, oltre a un completo lifting sonoro (la produzione è stata curata ex-novo da Achim Köhler), anche l’introduzione nella tracklist di cinque brani, quattro dei quali provenienti da versioni deluxe dell’album originale e l’ultima, diciamo così, totalmente inedita. Ora, già il fatto che la traccia inedita sia un banalissimo remix dell’opener “Forsake What I Believed” mi lascia perplesso, e già che ci sono ne approfitto per domandarmi a che pro lanciare sul mercato un prodotto del genere: posso capire la ristampa di un album del proprio passato remoto, registrato con mezzi di fortuna oppure ormai introvabile, ma il disco in questione si trova ancora tranquillamente in commercio e anche il tanto decantato restyling non ha inciso più di tanto sull’impatto delle tracce che compongono questa ristampa, limitandosi a rendere i suoni meno compressi e un po’ più boombastici pompando in modo più deciso la batteria. La risposta alla mia domanda potrebbe essere quella che ho più o meno velatamente captato in giro spulciando la rete, secondo cui l’album originale sia stato accolto in modo piuttosto tiepido e, a seguito delle critiche, i nostri baldi tedesconi abbiano deciso di ripresentarlo in una veste nuova, ma ammetto di non aver trovato conferme ufficiali. Certo, questo denoterebbe da parte del gruppo un notevole attaccamento alla propria opera e il desiderio di offrire ai propri fans un prodotto scevro da difetti al fine di far loro apprezzare detta opera, ma i miei dubbi a riguardo persistono.
Ad ogni modo, dato che l’album originale è già stato trattato su questo sito e che la resa complessiva dei brani rimane quasi inalterata nel passaggio dalla vecchia alla nuova produzione, mi limiterò solo ad una descrizione dei brani aggiunti. Si comincia con “Seems to be Perfect”, che parte con un riff sinuoso che profuma di hard-rock e una batteria quadrata su cui si innesta il vocione sempre in palla di Andy, spesso coadiuvato da un backing vocal filtrato a fargli da contrappunto. Il brano procede senza infamia e senza lode, miscelando con abilità melodia e aggressività (ormai un marchio di fabbrica in casa Brainstorm) e tornando nel finale al riff d’apertura.
“Too Late to Deny” (titolo piuttosto emblematico, a mio avviso) procede più o meno sullo stesso registro, con tempi quadrati e voce filtrata che esplodono nel ritornello più trionfale, salvo poi tornare a picchiare con riff molto groove e un bell’inserto melodico, lievemente inquietante, poco prima del finale. “Nothing” punta ancora di più sull’aggressività, con un inizio rabbioso e le solite voci filtrate che sorvolano riff dissonanti e synth quasi industriali prima del ritornello dal vago sapore nu-metal. “Honesty” rallenta un po’ i ritmi per concedersi un andamento più anthemico e tracotante, mentre il remix di “Forsake…” non cambia praticamente nulla del brano d’apertura, limitandosi a tagliare l’intro bucolica per partire subito lancia in resta.
In conclusione ci troviamo di fronte al classico album dei Brainstorm, aggressivo e quadrato, anche se spruzzato qua e là di melodie leggermente più oscure del solito, ma a mio modestissimo avviso non si sentiva la necessità di una simile uscita, in quanto le tracce aggiuntive non possiedono una caratura tale da giustificare un acquisto a parte solo per loro quattro. Pertanto, se non possedete già la versione originale, potrebbe convenirvi l’acquisto di questa versione remixata per completare la discografia del quintetto alemanno; in caso siate già in possesso di “Memorial Roots” risparmiate i vostri soldi e state lontani da questa ristampa: non ne vale la pena.