Recensione: Mental Torments
Sicuramente sia il nome del gruppo che il titolo dell’album avranno fatto storcere il naso ai più. Effettivamente i titoli che contengono la parola “mental” o “mind” sono tra i più inflazionati in campo progressive metal, e il nome della band richiama da lontano alla mente il ben più blasonato Liquid Tension Experiment. Per nostra fortuna il contenuto del disco di questa giovane formazione transalpina è tutt’altro che scontato, anzi sicuramente è un ottimo lavoro, particolarmente in considerazione del fatto che si tratta di un esordio (l’album è stato pubblicato nel 2005).
Durante l’ascolto emergono evidenti echi ai Dream Theater, ormai all’ordine del giorno. Ciononostante la proposta dei nostri giovani francesi si rivela fresca e personale, incentrata soprattutto sulle doti tecniche e compositive dello sbalorditivo tastierista Fred Colombo, che in più punti stupisce l’ascoltatore ora con scelte sonore tanto inusuali quanto azzeccate, ora con solos incredibilmente ispirati.
Line-up:
Franck Garcia – Vocals
Vince Benaim – Guitars
John Drai – Bass
Fred Colombo – Keyboards
Nico Muller – Drums
L’album si apre con “So cold”, una prog-metal song molto tirata e abbastanza canonica: saltano subito all’orecchio la bella voce del singer – che ahimè durante l’album commette qualche peccatuccio per quel che riguarda la pronuncia inglese, a dir la verità non sempre perfetta – e la pregevolissima fattura dei solos di chitarra e tastiera (colpisce in particolare la sorprendente velocità e la precisione della plettrata del chitarrista) che sfociano in un unisono esaltante, pur se affine in alcuni punti i Dream Theater di “Images and Words”.
Si passa così a “Now or never”: sicuramente meno diretta dell’opener ma sicuramente più originale, variegata e interessante. Di seguito arriva la prima strumentale dell’album, “Burning Box Gaia”. Si tratta di una delle perle che quest’album ci regala: dopo un’intro che dire spettacolare è dire poco, andiamo incontro a tempi dispari a non finire e cambi stilistici deliziosi, con un breve break jazzistico di ottima fattura, che rendono la song molto articolata ma sempre incisiva e melodica, grazie al ruolo di prima donna della tastiera. “Saturated brain” è un brano molto heavy e diretto, ma presenta una linea vocale davvero toccante e degli inserti pianistici stupendi. Sempre perfetta la sezione strumentale – anche se stavolta alcuni suoni di tastiera non sono proprio all’altezza – in particolare verso la fine con un break di organo veramente degno di nota. “Moonlight” comincia con un’oscura intro di pianoforte e mantiene questo carattere un po’ sospeso per tutta la sua durata. Un brano piacevole (come al solito ottime le parti strumentali) ma nulla di più. Sobbalzo dalla sedia: è un preludio di Bach? No, è la deliziosa sesta track “Halleygretto”, interamente strumentale, che nei suoi 2 minuti e 41 secondi non fa che confermare il valore di questa band. Ottima. Giungiamo così alla title-track, forse una delle song più belle: l’incedere ricorda un po’ gli Andromeda, il cantato stavolta si fa più sporco all’inizio per poi tornare su tonalità medio-alto nello splendido ritornello. Molto complicata la sezione ritmica e la parte strumentale, che nonostante sia avvincente, lascia un piccola sensazione di deja-vu: la stessa sensazione pervade il pur ottimo break centrale di tastiera centrale mentre l’episodio finale è, secondo me, il più interessante.
Per i fortunati possessori della versione americana è presente una bonus track strumentale, “Sidereal Revolution”, che inizia in maniera tanto anomala quanto sconcertante per poi tornare su giri più prettamente progressivi. Di ottimo gusto il solo di tastiera e l’inserto di latin nella parte centrale. Giungiamo infine all’ultima traccia, “Echoes of the stars”. Dopo una delicata melodia di chitarra semi-acustica accompagnata ottimamente dal piano e una strofa ricchissima di pathos, il brano sfocia in un ritornello veramente toccante e commovente, dove la voce del singer raggiunge forse l’apice di calore e feeling. Vi consiglio di ascoltare fino in fondo questa traccia…chi vuol capire capisca…la sopresa è dietro l’angolo!
In sostanza siamo di fronte ad un ottimo album di classico prog-metal tecnico, che sicuramente non ha il suo punto forte nell’innovazione bensì nella qualità del materiale proposto, sempre di altissimo livello e quasi mai scontato nonostante le evidenzi influenze. Curatissimo e splendido l’artwork, mentre la produzione, pur non toccando vette dell’eccellenza, si dimostra adeguata.
Tracklist:
-So Cold
-Now or Never
-Burning Box Gaia
-Saturated Brain
-Moonlight
-Halleygretto
-Mental Torments
-Sidereal Revolution (bonus track)
-Echoes of the Stars
Armando “goldfingers88” Borsini