Recensione: Mental Voyage
Purtroppo le informazioni sul passato dei Neon non sono molte. Fondatisi nel 2000 per il casuale incontro a un concerto del vocalist Glauco e del chitarrista Marco, nei primi tempi la band si dedica a un thrash di matrice piuttosto classica ispirata da Kreator e Sodom. In seguito all’uscita dal gruppo di altri due musicisti, i fondatori e soli rimasti decidono di provare a cambiare genere e rivolgono la propria attenzione ai Voivod.
La scelta della band è sicuramente coraggiosa, anche perché la loro principale fonte d’ispirazione sono albi di un certo spessore della band canadese come “Dimension Hatross”, da cui è tra l’altro tratta l’unica cover di questo demo “Brain Scan”.
Purtroppo, è meglio chiarirlo subito, i Neon sono ben lontani dalla loro fonte d’ispirazione anche se le colpe non sono del tutto loro. Certo, l’idea di seguire un certo filone del thrash, così contaminato dal prog e dall’elettronica, ed eclettico come quello dei Voivod non è semplice, le doti di composizione che vi debbono essere alle spalle per ottenere un buon risultato debbono essere enormi. Ma proprio per questo, affrontare un lavoro simile alla prima esperienza forse non è stata la scelta più saggia.
Soprattutto se poi il gruppo risulta menomato dall’assenza di un batterista di ruolo, sostituito per l’occasione da una drum-machine dal suono fin troppo finto e in palese crisi d’idee. A questo aggiungiamo una produzione decisamente insufficiente, soprattutto per via dei vari cambi di tempo, di stile e di musiche di cui i brani sono infarciti.
I cambi di stile del cantato, da uno più aggressivo a uno quasi più recitato, quasi rap, sono contraddistinti anche da un cambio di suono e di volume, quasi fossero stati registrati in luoghi e in tempi diversi e poi assemblati assieme. Stessa cosa dicasi per le chitarre, il basso e gli inserti elettronici. Il risultato purtroppo è quello di un agglomerato eterogeneo di idee, generi e suoni diversi che destabilizza molto l’ascolto. Le idee probabilmente ci sono anche, e dopo ripetuti e ripetuti ascolti, emergono anche in parte, ma così come sono presentate rasentano esclusivamente la cacofonia più spinta.
In conclusione si tratta di un disco in cui la carne al fuoco è veramente tanta, le idee ci sono e da quello che si riesce a sentire a sprazzi dopo ripetuti ascolti, sono anche buone. Purtroppo tutto è rovinato da una realizzazione decisamente non all’altezza che rende questo demo a tratti quasi inascoltabile.
Tracklist:
01 Christian’s Kaleidoscope
02 Death to the Natives
03 Welcome Aboard
04 Orbital Colony
05 Mental Voyage
06 Brain Scan
Alex “Engash-Krul” Calvi