Recensione: Metal Bats (ristampa)
I Vortex appartengono ad una stirpe di bands molto particolare. È una di quelle formazioni che essenzialmente non ha avuto mai modo (per un motivo o per un altro) di firmare pagine imprescindibili della produzione anni 80 dell’heavy metal più misconosciuto, ma che ha avuto la capacità/fortuna di scolpire il proprio nome (poi divenuto “leggendario”, “di culto”) nei cuori degli appassionati del settore; avendo la possibilità di tenersi attivi per oltre venti anni, seppure a ritmi ovviamente altalenanti.
Tutto ebbe inizio nel 1979, quando cinque amici decisero di fondare una propria band nella città di Gronigen, in Olanda. La mancanza di notizie concrete riguardo la loro attività si ferma al 1985, quando i Vortex inaugurano ufficialmente la loro discografia con l’Ep di debutto: “Metal Bats”!
La scelta di un artwork brillantemente fantasioso, la trattazione di tematiche per lo più horror, supportate da un’immagine del gruppo stesso abbastanza dark ed anche l’uso di pseudonimi, fanno di “Metal Bats”, almeno dal punto di vista visivo, un disco piacevolmente particolare e certamente accattivante, che ha il pregio (e scusate se è poco) di non scadere nel ridicolo esteticamente. Aggiunte ora anche un’aura di irrinunciabile mistero ed una certa rarità, ed il gioco è fatto.
Musicalmente invece i Vortex ci propongono una ricetta tutto sommato amabile, composta da ingredienti semplici e genuini. Testi macabri o comunque aggressivi si ammantano di un energico sound, dove spicca un guitarwork del duo Berend “The Steeg” Steegeman e Martjo “Whirlewolf” Brougers, imperniato su una solida dinamicità, che ogni tanto ci fa vedere pure qualcosa di pregevole (come l’assolo di “With Witches Help”).
Solide ma decisamente meno fantasiose sono le linee di basso ed le parti di batteria di, rispettivamente, Jan “Macleans” Clemens e Jon “The Chief” Raffel.
Discorso leggermente diverso per l’operato del sinistro singer Jurjen “Thunderforce” Tichelaar, personaggio-chiave dell’entità musicale e non dei Vortex. Difficile infatti dimenticarsi di un cantante che si cimenta, senza neanche sfigurare troppo, in prestazioni vocali che vanno dal growl più velato allo screaming più matto, tutto agghindato con vesti e maquillage di stampo cadaverico.
La cosa, anche per l’epoca, non era per nulla nuova. Senza allontanarci troppo, neanche geograficamente, ci viene subito in mente il nome dei primi Mercyful Fate (quando, lasciatemelo dire, lì dentro c’era ancora gente seria).
Giusto per rendere l’idea, i brani dei Vortex erano molto, molto meno complessi di quelli degli Horror Masters danesi ed anche la perizia tecnica di King Diamond e soci è su un altro pianeta rispetto alle prestazioni oneste degli olandesi.
I sei pezzi qui presenti, pur non distinguendosi in campo assoluto come già detto, rappresentano dei passaggi piuttosto carini, giocando molto sulla compattezza tutta hard’n’heavy della loro energia, sulle atmosfere lugubri che vengono sprigionate da azzeccate distorsioni chitarristiche e dalle grida di un’allora poco più che ventenne “ThunderForce”. Quel che ne viene fuori è un ep onesto, non troppo pretenziosi obiettivamente, ma che non dispiace i patiti di sonorità più old school.
Nel corso del 2003 (annata quanto mai prolifica) l’ellenica Unisound Records ha ristampato in un unico disco le prime due releases dei Vortex. Logicamente questa release è stata pianificata in pieno accordo con i Vortex stessi (altrimenti col cazzo che la passavamo su TM.it). Di conseguenza per un certo periodo sarà più facile entrare in possesso di registrazioni ufficiali della prima parte della discografia di questa cult band olandese.
L’acquisto di un’opera per nulla malvagia, ma neanche tanto esaltante, è quindi destinata solo ai ricercatori di gruppi e produzioni poco conosciute.
Sicuramente c’è di meglio a livello di qualità sugli scaffali di negozi (anche per quanto riguarda le novità), però con questo tipo di acquisti, oltre alla musica in sé, vi portereste a casa qualcosa di più particolare rispetto al normale..
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) Gotta Get Away (ripresa poi su H of the North)
2) With Witches Help
3) Rollin’ to the Thunder
4) Metal Bats
5) The Curse
6) Alienation