Recensione: Metal Black
È innegabile che buona parte dell’impatto e del valore di un disco siano strettamente legati al contesto storico e alle coincidenze in atto al momento della pubblicazione. Fu così per ‘Black Metal’ e ‘Welcome to Hell’, primordiali vagiti di quello che sarebbe poi diventato il metallo estremo; è così per ‘Metal Black’, tentativo (ahimè pallido) di riportare in auge quei Venom che – almeno a quanto lascia intravedere questo nuovo album – non ci sono più.
A difettare non è di certo la voce di Cronos: graffiante e convincente il singer sembra essere davvero l’ultimo frammento di un’eredità che nei Venom non si manifesta in pieno ormai da quasi due decadi. Quello che manca è una certa ispirazione in fase di composizione, una eterogeneità di valori qualitativi che si traduce in un disco con qualche picco davvero convincente, ma in un album che cede e non poco sulla lunga durata. Un impatto devastante, formato dalla grinta maligna e l’attitudine di Antechrist e Burn in Hell, finisce presto col spegnersi progressivamente su composizioni che non riescono a scrollarsi di dosso un certo alone di inconcludenza e opaco. Quattordici brani sono tanti, specialmente se non hanno la loro genesi in buone idee. L’arma della coerenza (o forse è meglio chiamarla ‘ostentazione del passato’) non convince assolutamente come dovrebbe. Anzi, dal continuo tentativo di resuscitare momenti dei primi due dischi, sia in sede di riffing che di produzione, scaturisce un’aura di limitatezza assolutamente deleteria. Purtroppo non bastano di tanto in tanto le ventate funeste e violente di pezzi come Rege Satanas o Metal Black a sollevare questa nuova creatura dei Venom oltre la semplice sufficienza.
Come è stato per molti altri (negli ultimi mesi è toccato già a Helloween e Queensryche) anche per i Venom non è bastato riesumare vecchi sbiaditi stilemi e ricordi d’annata per garantirsi un ritorno nell’elite: quella sede occupata tempo addietro sembra ormai inarrivabile.
Metal Black è un disco che ci lascia una manciata di ottimi pezzi di speed-thrash macabro e spaccaossa (da tenersi buoni per le esibizioni live), un frontman ancora in grado di occupare una certa posizione nelle gerarchie del genere, ma una band che sembra aver ormai esaurito tutti i suoi proiettili migliori.
Tracklist:
01. Antechrist
02. Burn in Hell
03. House of Pain
04. Death & Dying
05. Rege Satanas
06. Darkest Realm
07. A Good Day to Die
08. Assassin
09. Lucifer Rising
10. Blessed Dead
11. Hours of Darkness
12. Sleep When I’m Dead
13. Maleficarvm
14. Metal Black
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini
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