Recensione: Metal Constructions VII
Marauder fa rima con Metallo.
La formazione greca, facente parte senza ombra di dubbio della schiera defender senza se e senza ma esiste dal 1990 e a oggi ha realizzato sette album ufficiali. Metal Constructions VII, oggetto della recensione, è, come da titolo, il settimo della serie e vede la luce per la label cipriota Pitch Black Records di Phivos Papadopoulos. Il Cd si accompagna a un libretto di dodici pagine con riportati tutti i testi, una foto in bianco e nero della band nelle due centrali e le note tecniche di rito in quella finale.
Spettacolari e fottutamente heavy metal le grafiche utilizzate per la copertina così come quelle riportate all’interno del booklet, a opera di GE EC e Phoebus.
La line-up 2023 dei Predoni schiera: l’accoppiata dei due fondatori, ossia quella dei chitarristi Andreas Tsaousis e George Sofronas, poi Thodoris Paralis al basso, Nick Samios alla batteria e Tassos Krokodilos dietro al microfono. Proprio il ruolo del cantante, nella storia, ha rappresentato la spina nel fianco per la formazione ateniese. Basti sapere che sul debutto Sense Of Metal del 1997 presenziava Stathis Stathatos, poi sostituito da Michalis Pagonis su 1821 del 2000, al quale seguì Michalis Smeros per Life? del 2004. Ha quasi dell’incredibile constatare che di converso Alexandros Kostarakos sia presente sia su Face The Mirror (2008) che su Elegy Of Blood (2012), quindi per ben (?) due album! Sul penultimo disco, invece, vi è un mischione di persone: lo stesso Tassos Krokodilos, poi Nikos Migus A. e Kostas Tokas.
Interessante, quindi, approcciare Metal Constructions VII con un solo cantante di ruolo, per l’appunto Tassos Krokodilos, che non sarà né Bruce Dickinson né Ralf Scheepers né Michael Kiske ma quantomeno conferisce l’amalgama necessaria all’intero lavoro. E poi dà tutto quello che può, gli va riconosciuto, addirittura esagerando, in qualche passaggio.
Dodici sono i pezzi ricompresi dentro Metal Constructions VII per un’ora abbondante di musica. E non si scappa, è sempre e solo heavy metal di stampo ortodosso quello che “arriva” ai padiglioni auricolari. Nessuna variante alla lezione dei grandi del passato, quella forgiata nell’acciaio degli anni Ottanta da band quali Saxon, Riot, Vicious Rumors, Judas Priest, Accept, Iron Maiden ma anche Helloween, forte riferimento per i greci. I Marauder non posseggono né il tocco né la magia delle compagini appena citate, così come tantissimi altri epigoni, del resto, ma ci mettono convinzione, credo e soprattutto costanza. Non è da tutti mantenere la barra dritta lungo oltre tre decenni di militanza.
Accanto ad alcuni filler, che ne fiaccano la carica dinamitarda, spiccano le veloci “Strike Back Again”, “Under Her Spell” e “Erase”, la marziale “Rock Fighters” e l’epica “Fathers”, posta in chiusura. I greci, come molti gruppi italiani dediti alle sonorità tradizionali, scontano la mancanza di un fuoriclasse dietro al microfono, colui il quale, da solo, ti permette di fare il salto di qualità. Tassos Krokodilos è tutt’altro che un brocco, ma paga dazio nei confronti degli inevitabili, ingombranti, riferimenti del genere. Metal Constructions VII si traduce quindi nell’ennesima manifestazione di appartenenza alla causa da parte dei Marauder di Atene, con tutti i pregi e i difetti del caso. Quello che non manca mai, comunque, è l’Acciaio, in dosi pure e generose, lungo i 62 minuti di musica ricompresi dentro il prodotto Pitch Black Records…
Stefano “Steven Rich” Ricetti