Recensione: Metal Gods
Vai in vacanza in Grecia e come souvenir ti porti a casa il chitarrista che stavi cercando per la tua band. Questo è in sintesi quello che è successo al produttore e chitarrista svedese Fredrik Nordström, che durante una vacanza nella penisola ellenica entra in contatto con il talentuoso axeman Kostas Karamitroudis, alias Gus G. L’incontro con Kostas fornisce a Nordstorm la svolta per mettere in piedi la metal band che voleva imbastire già da tempo. Ora a Fredrik basta sguinzagliare le sue conoscenze e fare un giro di telefonate per completare la formazione. Ed è così che nascono i Dream Evil, che esordiranno nel 2002 con il disco Dragonslayer.
Passano gli anni, si succedono gli album ed eccoci arrivare al 2024 con i Dream Evil che se ne escono con il loro settimo capitolo. Gus G non c’è più dal 2004, ed è stato sostituito da Markus Fristedt. Alla batteria invece, dal 2019 troviamo Soren Fardvik. Della prima formazione resistono ancora il cantante Niklas Isfeldt, il bassista Peter Stalfors oltre al mastermind Fredrik Nordström. Tre quinti della formazione originale che sono più che sufficienti per dare stabili fondamenta ai Dream Evil.
Metal Gods, edito da Century Media, si presenta con un titolo che è già da solo un biglietto da visita.
Si parte proprio con la title track, una marcia cadenzata che si candida a inno metallico per il 2024. Un brano marziale che vuole essere un tributo ai mostri sacri del genere menzionando nomi e titoli storici della scena metal. Frasi come “But metal really heed the call When Priest unleashed in the east” oppure “all masterpieces came to me The eagle has landed in the night” ci fanno capire che ai Dream Evil è bastato scartabellare tra gli album con cui sono cresciuti per ritrovarsi con il testo della canzone già in mano.
Un arpeggio tetro apre le danze della seguente Chosen Force, un pezzo ricco di pathos dall’atteggiamento fiero, con ampio spazio per la melodia.
Lightning Strikes inizia con un coretto pacchiano in un mix tra un inno da battaglia ed una strofa da osteria che si adatta ad essere cantato sia sotto un palco o al banco di un pub. La traccia poi prosegue giocando su strofe di stampo classic metal alternate ad un ritornello dal gusto power: il brano spara riff di chitarra graffianti con melodie tipicamente nord europee che pagano il dovuto dazio ai nomi noti del genere. Così come Master Of Arms, con maggior attenzione per la melodia.
Fight In The Night rende tributo ai Judas Priest in modo credibile tanto che non avrebbe sfigurato sui lavori più recenti dello storico combo britannico. Born In Hell è una mazzata sonora che fonde i soliti Judas ai Metal Church, con il cantante Niklas Isfeldt che scandisce il ritornello come fosse un severo ammonimento.
Insane tasta i sentieri del metal venato di hard rock con belle melodie ed un ritornello di facile presa. Ancora il tempo di una gragnola di riff con le chitarre serrate di Night Stalke prima di avviarci verso la conclusione. Y.A.N.A è un mid tempo cupo e serioso che emana un sentimento di rabbiosa malinconia ed un certo rancore. Il tutto sfuma nel finale con le note di un arpeggio dalle tonalità grigie.
I Dream Evil con questo disco fanno quello che gli riesce meglio, senza apportare particolari modifiche al loro stile. E detto tra noi, perché mai dovrebbero…
Un lavoro che è sicuramente una garanzia per i fan del gruppo, in effetti Metal Gods è un prodotto che nella discografia dei Dream Evil si assesta su altitudini più che soddisfacenti.
Poche idee ma quelle giuste.
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