Recensione: Metal II
Voglio subito iniziare nel dire che “Metal”, dodicesimo studio album dei technical speed/thrasher canadesi Annihilator, uscito nel 2007, a me era piaciuto ovvero ho sempre ritenuto rappresentasse un nuovo punto di partenza dopo anni di disorientamento e deliri di onnipotenza di Jeff Waters, mente e braccia della band. Da cosa lo si capiva? Prima di tutto dal fatto che ogni brano richiamava a sé un qualcosa del passato. Si coglievano gli echi di “Never, Neverland”, “Set the World on Fire”, “Carnival Diablos”, ma non solo. Ci stavano pennellate, qua e là tra i brani, quelle colorazioni diluite che, ahimé, avevano caratterizzato capitoli oggettivamente scialbi come “All for You” e “Schizo Deluxe”. Ho sempre considerato “Metal” un testamento, una sorta di dedica a ciò che era stato il percorso della band, nonché il punto di partenza per prendere una nuova strada, forte anche della prima persona quasi in ‘pianta stabile’ in formazione: il chitarrista ritmico e cantante Dave Padden. Alla fine nel 2014 anche lui prenderà però il foglio di via definitivo.
Perché questa premessa? Perché, col senno di poi, vi confermo che la mia era una speranza vana… Dischi di qualità da quel lontano 2007, a parer di chi scrive, ne è uscito solo uno ovvero l’omonimo del 2010. Il resto: delusione totale a parte un quasi sufficiente “Ballistic, Sadistic” uscito due anni fa.
E allora che fare? Beh, ovvio no? Riregistrare nuovamente “Metal” e chiamarlo “Metal II”. Come se il buon Jeff usasse lo stesso stratagemma nella speranza di rincorrere un’ispirazione che forse è collassata da tempo su stessa, vittima dell’ego smisurato del talentuoso musicista canadese e priva di personalità causata, con molta probabilità, da una incostante stabilità di membri in formazione, di recente giovani capaci, ma col solo obiettivo di seguire un leader mettendoci tanta energia ed entusiasmo sperando nell’opportunità della vita (presso qualche altra band…).
Cosa cambia in “Metal II” a livello di sostanza rispetto al nonno partorito quindici anni prima? Beh, cosa non di poco conto, la batteria viene ri-registrata dal devastante Dave Lombardo (ex-Slayer) e al microfono troviamo l’ex-Iced Earth, Stu Block.
Infine, per non dire: ‘eccovi la stessa scaletta della volta scorsa’, il buon Jeff cambia l’ordine delle canzoni e aggiunge alla tracklist due cover (davvero ben interpretate!), nello specifico ‘Romeo Delight’ dei Van Halen ed ‘Heavy Metal Maniac‘ dei suoi conterranei (e leggendari) Exciter. Nulla di più. Fine.
Se vi è piaciuto “Metal”, sicuramente qui ci troverete sempre quel buon materiale ri-lavorato in maniera valida per l’occasione. Se altresì “Metal” v’aveva deluso, allora lasciate perdere perché nulla di quanto possa esser stato cambiato ora qui potrà farvi cambiare idea, né tantomeno apprezzare un disco la cui logica, con molta probabilità, è puramente legata al garantire continuità ad una band che, checché se ne dica, ha già scritto tempo fa una capitolo piuttosto significativo nella storia della musica ‘Metal’ mondiale.