Recensione: Metal Years Vol.I
Andrea Ciccomartino è un dannato dell’heavy metal.
Il chitarrista/cantante dei Graal è molto di più di un musicista. Si può tranquillamente definire un agitatore della scena musicale, definizione che va declinata nella sua accezione più nobile. Per molti cittadini della Capitale è la persona entusiasta che ha ridato vita a una scena Hard’N’HM che si stava lentamente spegnendo, rintronata dalla prematura dipartita di quell’attivista che tutti riconoscevano in Baffo Jorg.
L’uscita di Anni di Metallo (qui la recensione), lo splendido libro realizzato da Ciccomartino nel 2013 riguardo l’Acciaio SPQR, coincide idealmente con la resurrezione del movimento heavy metal di Roma e dintorni, con gli ovvi distinguo nei confronti della situazione dei decenni precedenti, totalmente diversa sia a livello di humus che di sociale, in ambito musicale così come nella vita di tutti i giorni.
Orbene, l’opera instancabile di Andrea (qui sua intervista del 2013) porta anche in questo 2015 un segno tangibile del suo sbattimento: da qualche settimana è disponibile la compilation Metal Years Vol.I, uscita su Cd per Celtic Moon Records e anche in vinile in sole cento copie per la Ace Records. Si tratta di una raccolta comprendente diciotto brani per la maggioranza inediti che include band romane ancora in attività, una novità in senso assoluto per la realtà ricompresa fra i sette colli. La forza di quest’operazione risiede nel fatto di dar voce a molti gruppi senza contratto, situazione con la quale giocoforza bisogna convivere di questi tempi in cui ci si chiede se il famoso mercato per questo genere di uscite – e di band – esista poi davvero ancora.
Il lotto delle canzoni del disco dalla copertina minimale si apre con i Sick N’ Beautiful, che con Bigbigbiggun forniscono quattro minuti di piacevolissimo rock’n’roll vitaminizzato con voce femminile e cori carichi. Nulla di nuovo, sia chiaro, ma un bel brano adrenalinico tratto dal loro album Hell Over Hell, sulla scia dei grandi L.A. Guns.
A seguire l’hard rock di razza profuso dagli Heavenue con Don’t Stop Dreamin’, contraltare alla durezza urlata espressa dagli Shock Proof in Not a Stone, dal Cd omonimo. Le mazzate HM vengono dispensate dai Whisperz di Flavio Falsone così come da Riccardo Strizzi insieme con quei vecchi marpioni dei Way Out. Obbligatoria, poi, la presenza in griglia degli altrettanto storici Messerschmitt con il loro classicone Kamikaze . Totalmente devoti a RJ Dio i Mindcrime di Life on the Run, estratto dal primo e sinora unico loro lavoro intitolato Checkmate the King.
Pur di partecipare a un progetto della portata di Metal Years Vol.I alcune band si sono formate per l’occasione, come nel caso dei Dr. Speed e dei Bad Reputation, con questi ultimi forti dell’apporto della sei corde del Raff Tony Arcuri. Una raccolta trasversale – sempre rimanendo in territori classici, sia ben chiaro – non poteva farsi certo mancare il profumo magico degli anni Settanta, specificatamente quello irradiato dagli Sos in lingua italiana e dai Graal in idioma albionico.
Da segnalare che all’interno del brano Vecchio Blues, cantato e composto da Freddy Rising (ex Martiria e ora negli Anno Mundi) suona la chitarra Max Smeraldi, che negli anni ‘90 fece parte del Banco del Mutuo Soccorso nel periodo de Il 13. Oscar del disco, a parere dello scrivente, a pari merito per i Rebel Tango, autori di Striptease, un pezzo killer fondato sulla potenza delle chitarre dell’HM e la melodia dell’Hard di classe di stampo Usa e gli Anno Mundi, originali nel proporre, su Pending Trial, una miscela sulfurea fra i Death SS degli inizi e i sussulti neri dei primi anni Settanta. Heavy’N’ Roll in Electric Overdrive degli Heavy Star, ancora energia sulle note di Nightwolf a firma Lipstick mentre Frank Marrelli punta su di un brano totalmente strumentale: la suadente Miles and Years. Chiude la goliardia dei/delle Milf, ensemble creato appositamente per l’iniziativa, sulle note di un R’N’R che punta tutto sul testo.
Metal Years Vol.I si dimostra compilation piacevole, ben assortita, ideale da spararsi nei viaggi in automobile, con le stimmate dei prodotti analoghi licenziati nel passato dell’hard’n’heavy: accanto a pezzi vincenti convivono episodi che potevano essere curati maggiormente, ma mai come in questo caso conta il messaggio: HM will never die in Rome!
Stefano “Steven Rich” Ricetti