Recensione: Metatron

Di Alessandro Calvi - 20 Febbraio 2005 - 0:00
Metatron
Band: Darkwell
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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55

Dopo il CD d’esordio intitolato “Suspiria” del 2000 e il MCD “Conflict of Interest” del 2002, oltre naturalmente ai cambiamenti nella line-up che a metà del 2003 hanno portato la cantante Alexandra ad allontanarsi dal gruppo, subito sostituita dall’attuale Stephanie, i Darkwell giungono a noi con la loro nuova prova in studio intitolata “Metatron”.
Il riferimento del titolo all’angelo conosciuto anche come “la voce di dio”, è evidente anche nella copertina in cui è l’avvenenza della nuova singer a prestarsi per impersonare la creatura celeste. Oltre che naturalmente nelle canzoni, spesso legate a temi biblici come la titletrack “Metatron” o “Crown of Thorns”, che già nel titolo permettono una facile comprensione dei temi trattati.

Cominciamo subito a parlare della canzoni che compongono questo album, tocca a “Fate Prisoner” aprire le danze e lo fa con una rullata di batteria che sembrerebbe presagire quasi dei ritmi al limite del prog, tutto si instrada invece verso un metal di stampo molto classico e molto melodico. La batteria però sia su questo brano che su tutte le successive tracce si rende abbastanza protagonista creando sempre passaggi molto interessanti di sapore quasi prog.
Decisamente più rock ed aggressiva è la seconda “Strange”, la cui intro però forse strizza fin troppo l’occhio all’inizio di “It’s My Life” di Bon Jovi, perfino il suono delle chitarre è praticamente lo stesso. Per fortuna poi il brano si instrada verso melodie più originali e personali del gruppo, sopra tutto rimane sempre rimarchevole l’apporto della batteria che forse avrebbe meritato maggiore spessore in fase di mix dei volumi degli strumenti.
La voce di Stephanie rimane però su tutto il disco il fattore trainante di tutte le canzoni, come dimostra anche la titletrack “Metatron”, uno dei brani più dolci dell’intero cd e in cui la voce della singer, spesso accompagnata solo da un pianoforte, dà probabilmente il meglio di se passando attraverso vari registi.
Sicuramente meritevole di menzione è anche la quinta traccia “The Machine”, forse la mia canzone preferita di questo album, che presenta un ritornello estremamente orecchiabile che ti si pianta subito in testa.
In generale si tratta probabilmente di uno degli album più melodici e facilmente ascoltabili che abbia mai sentito in vita mia, sicuramente si tratta di un grande merito di questa band perchè a livello di song-writing le composizioni sono mediamente di una certa complessità. Eppure l’effetto finale generato sull’ascoltatore è quello di una estrema scorrevolezza e dolcezza dei brani, merito quest’ultimo probabilmente imputabile principalmente alla voce di Stephanie.
Di contro però bisogna ammettere anche che molte linee melodiche e molte linee vocali tendono un po’ ad assomigliarsi dando in questo modo sicuramente un tono di grande uniformità all’intero disco, ma anche generando un po’ di ripetitività e quindi di stanchezza nell’ascoltatore.

Dal punto di vista della produzione ci troviamo di fronte a un prodotto davvero di primo livello, il suono è veramente potente quando le composizioni lo richiedono e al contempo si è riusciti a rendere nel migliore dei modi una voce come quella di Stephanie a tratti un po’ particolare e forse quasi troppo delicata.
Dal punto di vista dei suoni veri e proprio sinceramente forse non ho apprezzato troppo i tanti riferimenti. Da una parte per le chitarre che, come si diceva prima, suonano alla Bon Jovi, e dall’altra per le tastiere che hanno quasi sempre lo stesso suono dei Dream Theater. Probabilmente scelte sonore un pochino più orientate all’originalità avrebbero giovato maggiormente al disco evitando frequenti sensazioni di dejà-vu.

Per concludere si tratta di un album destinato agli estimatori del genere, si tratta di un buon cd che può riservare diverse emozioni. Sicuramente uno dei suoi punti di forza è dato dalla stupenda e delicatissima voce della nuova cantante Stephanie e per questo consigliato a chi sa apprezzare le voci femminili.

Tracklist:
01 Fate Prisoner
02 Strange
03 Metatron
04 Crown of Thorn
05 The Machine
06 Hope Unborn
07 Nothingness
08 Far Cry
09 Last Glance

Alex “Engash-Krul” Calvi

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