Recensione: Method of Execution
I Divine Empire, per quanti sforzi facciano, sembrano non voler
emergere del tutto: il supporto della Century Media e la “celebrità”
acquisita dalla passata militanza di membri nel gruppo in una band come i Malevolent
Creation non bastano, se alla base non c’è una solida sostanza. Esattamente
quello che sembra mancare al gruppo statunitense, anche dopo quattro album
dall’inizio della sua carriera.
Intendiamoci, non stiamo parlando di un brutto disco: Method of
Execution è un album che ci offre esattamente ciò che ci aspettiamo a
livello formale, con tematiche cruente a partire dall’artwork ma soprattutto un
determinato death metal di stampo brutale tipicamente floridiano, con aperture
però anche verso la scena newyorkese ed i suoi passaggi più articolati. Il
problema è che la tracklist si perde senza un episodio che spicchi
significativamente: tutti i pezzi rispettano la particina loro assegnata senza
deviare un minimo dal prevedibile, il che porta l’ascoltatore a stancarsi presto
della proposta di questo terzetto. Del resto il mercato affollato, la crisi del
disco, tutti i luoghi comuni che volete richiamare sono in questo caso più che
mai importanti per delineare la vera utilità di un disco del genere.
Tra pezzi veloci, intermezzi acustici e brani che sembrano presi pari pari
dai vecchi dischi della band-madre di Jason Blachowicz cerco
disperatamente qualcosa che possa convincermi della necessità, per un amante
del death metal, di acquistare Method of Execution piuttosto che
uno dei mille e più mille altri dischi contemporanei, ma è davvero un’ardua
impresa. Al di là della scontata preparazione tecnica dei musicisti, della
correttezza formale dei brani e del loro anche più prevedibile alternarsi tra
iper-veloci e “riflessivi” (definizione comunque molto relativa) pochi
spunti mi fanno appassionare al singolo passaggio, minuto, brano. Il gruppo
sembra infatti risentire di uno stato d’ispirazione piuttosto asfittico, che
ricade anche nella produzione, buona ma non adattissima a mettere in risalto
quelli che sono poi gli unici episodi significativi dell’album; una voglia di
classicismo sonoro che però non viene supportata, come accade per altri gruppi
ben più sostanziosi (leggi Hate Eternal, ad esempio), da una carica compositiva
altrettanto convinta.
Un nuovo colpo a vuoto quindi per i Divine Empire, l’ennesima goccia
nel mare magnum della lista “da ascoltare ma non comprare a scatola
chiusa” che ogni appassionato (non rifornito di euro a cascata) sa crearsi
mentalmente per scremare i diamanti dalla fin troppo abbondante materia grezza.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Vowed Revenge
2. The Mauler
3. Surgical Strike
4. Dungeon Mask
5. Shadow Of Violence
6. Prelude To The Storm
7. Storm Of Hatred
8. Random Beheadings
9. Incarcerated
10. Judge, Jury & Executioner
11. Terror Zone
12. Sanctionized Homicide
13. Impervious Deception
14. Kill The King
15. Murderous
16. Reduced To Ashes