Recensione: Metropolis
Tornano alla ribalta i campioni dell’AOR inglese, con un nuovo studio album dopo quindici anni (non considerando reissue, live e altre release che pure contenevano sporadici inediti) su cui pende la spada di Damocle dell’aspettativa accresciuta in un periodo così lungo: come vedremo il risultato accontenterà solo in parte la fame dei fan che ben conoscono i livelli qualitativi della produzione, seppure non iper-prolifica, del decennio ’85-’95, livelli che erano stati peraltro ricordati nel 2005, con una strepitosa ristampa di Thought It Out, da parte della meteora francese Bad Reputation Records.
A tirare la carretta è come sempre Steve Overland, affiancato dai membri storici Merv Goldsworthy e Pete Jupp, rispettivamente basso e batteria che avevano già costituito la sezione ritmica dei Samson. Completano la lineup Jem Davis (tastiere, ex Tobruk, Midnight Blue e UFO) e Jim Kikpatrick (chitarre).
Un trittico iniziale come “Wildside“, “Hollow” e “Unbreakable” assicurano a “Metropolis” una partenza col botto, e ci restituiscono una band al top della forma sia dal punto di vista esecutivo che del songwriting: d’altronde le capacità di Overland non erano mai state in discussione, né si potevano temere “ruggini” causate dall’inattività, dal momento che il nostro si è tenuto sempre “in allenamento” con i suoi ottimi progetti solisti.
C’è da dire che negli anni abbiamo notato un progressivo indurimento del sound che dapprima contraddistingueva gli FM, e in seguito si è trasferito all’Overland solista, e anche il nuovo album ci consegna una band che prosegue la manovra verso sonorità decisamente più heavy rispetto agli inizi. A pagare lo scotto sono giocoforza le melodie iper-cantabili e a volte stucchevoli, che tuttavia avevano decretato il successo commerciale della band, oltre ad essere il principale marchio di fabbrica del suo sound, naturalmente.
Ciò detto, non sappiamo come i fan accoglieranno questo ulteriore allontanamento dall’AOR in favore di certo Hard Rock (l’intro di “Flamingo Road” strizza addirittura l’occhio a riff di AC/DC-iana memoria), ma non crediamo che sia il male più grande del secolo quello di suonare alla maniera di Whitesnake o Gotthard piuttosto che Journey o Survivor!!!
Certo è che i caratteri distintivi degli FM non mancano: la voce di Steve Overland è lì a testimoniarlo, nella sua magnificenza, e brani come “Over You“, “Bring Back Yesterday” e “Who’ll Stop The Rain” riportano agli antichi fasti le melodie ruffiane e ammiccanti dell’AOR più puro. La stessa titletrack, una strumentale, conserva in sé tutta la cantabilità di un highlight AOR.
Da notare anche il blues/rock di “The Extra Mile“, contaminazione nient’affatto nuova in casa FM, e la ridanciana “Days Gone By“, probabilmente il simbolo di una band emotivamente al massimo.
Nella speranza – per la band – che questo comeback faccia discutere e sollevi dei veri poleveroni in grado di portare una delle band più sottovalutate della storia dell’AOR sulla cresta dell’onda, consigliamo di dare un ascolto a “Metropolis” soprattutto a coloro che non hanno mai ascoltato niente degli FM. Sarà sicuramente un’occasione per conoscere un MUST del panorama AOR.
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Tracklist:
- Wildside
- Hollow
- Unbreakable
- Flamingo Road
- Metropolis
- Over You
- Days Gone By
- Bring Back Yesterday
- I Ain’t The One
- I Don’t Need Nothing
- The Extra Mile
- Who’ll Stop The Rain
- Still The Fight Goes On