Recensione: Mezcal

Di Fabio Vellata - 9 Gennaio 2012 - 0:00
Mezcal
Band: Mezcal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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70

Che lo stoner rock sia divenuto un passatempo apprezzato da molti musicisti della nostra amata penisola, è un dato di fatto che ottiene conferme continue ed importanti. Sempre più corposo il numero delle giovani band che decidono di affidare le proprie aspirazioni ad un tipo di suono dalle radici musicali (e culturali) decisamente aliene e distanti dalla tradizione nostrana.

Parte integrante di questo movimento in espansione, anche i Mezcal si propongono nel ruolo di interessante novità in grado di mettere in evidenza alcune qualità di rilievo.
Originaria della provincia di Lecco, la band si lancia, infatti, nella mischia con un demo di tre pezzi dal carattere sfacciatamente americano, memore della lezione dei soliti ed immancabili nomi che da sempre fondano il basamento del genere.
Pietraie assolate, deserti incandescenti ed highway senza fine: teatro ideale per scorribande incentrate su chitarroni ribassati, ritmi ipnotici ed un sound dalla derivazione profondamente settantiana.

Influenze di Fu Manchu, Unida, Hermano e naturalmente Kyuss, si alternano in un songwriting dalle forti connotazioni tradizionali che, pur non disdegnando qualche vago riferimento grunge (l’interpretazione del singer e chitarrista Alessio Curmà è talvolta molto indicativa), dimostrano le già discrete capacità del trio italiano nel costruire atmosfere stoner credibili e soprattutto di buona resa.

Ancora pochi tuttavia gli elementi utili nel decretare l’effettiva maturazione di una proposta destinata ad evolversi. Tre soli brani più una breve intro (simpatica la citazione del film “Lo Chiamavano Trinità”) non sono certo materiale sufficientemente congruo per formulare un giudizio certo ed indiscutibile.
Quello che abbiamo ascoltato tuttavia pare andare proprio nella direzione giusta: “Drowning”, “Big Daddy” e “Even The Lizard’s Hiding In The Shadow” sono pezzi abbastanza efficaci che potranno costituire un’interessante base da cui partire alla ricerca di qualche occasione di rilievo.
E naturalmente, per la creazione di quello che potrà essere un convincente album di debutto.

Nessuna sorpresa quindi, se in futuro anche per i Mezcal, potessero manifestarsi opportunità soddisfacenti.

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Tracklist:

01.    Trinity
02.    Drowning
03.    Big Daddy
04.    Even The Lizard’s Hiding In The Shadow

Line Up:

Alessio Curmà – Chitarra / Voce
Manuel Molteni de Regibus – Basso
Davide Magni – Batteria

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