Recensione: Midnight Empire
Dopo il botto del debut-album omonimo, che ha segnato il 2017 come una delle migliori uscite in ambito AOR, tornano i finlandesi One Desire con il secondogenito, il neonato “Midnight Empire”. Che, come spesso accade in questi casi, si carica dell’eredità lasciata da un lavoro obiettivamente straordinario. Una responsabilità non da poco, giacché è in questi momenti che si comincia a comprendere con maggior chiarezza se la band abbia rappresentato un fuoco di paglia oppure abbia cominciato una carriera dorata.
Tutti discorsi campati in aria.
Sì, perché si ha a che fare con gli One Desire, i quali avevano già lasciato trasparire una classe clamorosa che non avrebbe mai potuto fermarsi lì. Troppo grandi, troppo sicuri di sé, troppo bravi a scrivere canzoni per poter scomparire nell’oblio con un semplice battito di ciglia. Basta niente per capirlo: ‘Shadowman’ è subito in agguato, spettacolare opener-track semplicemente meravigliosa in tutto e per tutto, clamorosa hit dal ritornello che bacia l’etere per formare coppia indissolubile nel tempo. Canzone assolutamente al di fuori della media del genere, esplosività alla nitroglicerina, fiotti di scintille e fuochi d’artificio si materializzano mentre, a mano a mano, la formidabile melodia si srotola sotto gli occhi allucinati di chi non crede che sia possibile creare un brano così fantastico.
Ecco che allora si spiega da sé la motivazione che spazza via ogni dissertazione logica in ordine alla sequenza di uscita dei dischi all’inizio menzionata. Gli One Desire sono troppo grandi per essere ingabbiati nella matematica, nelle definizioni, nelle classificazioni. No, nati già adulti, sono partiti da un livello eccelso per raggiungere un altro livello, ancora più elevato. Umanamente ciò è (quasi) impossibile ma non per il combo nordeuropeo, capace di rendere possibile l’impossibile, appunto. Bene o male, difatti, tre anni non sono pochi, per ogni tipo di professione ad altissimo livello tecnico/artistico, per cui, se possibile, gli One Desire riescono a dare a “Midnight Empire” un leggero tocco di maturità in più, rinvenibile in qualche passaggio difficile descrivere a parole ma percepibile solo e soltanto con l’anima e il cuore. Un filo di sicurezza dei propri mezzi che rende le varie tracce ancora più profonde e salde di nervi. Anche quando la melodia si scatena per volare fra le stelle come nella superlativa ‘After You’re Gone’, altro refrain che non si scrosterà mai più dall’interno della scatola cranica.
André Linman è il fiero cavaliere che siede sulla sella dei Grandi, con la sua stupenda voce, intonata come l’azzurro della volta celeste, precisa e puntuale come un cronometro svizzero, calda, trascinante, trasognante (‘Down and Dirty’). Sicura di sé, priva, anche, di un millisecondo d’incertezza. Una voce che s’incastra perfettamente ai cori di accompagnamento, leitmotiv cardine dell’AOR, che rimandano la mente alla leggenda del genere quando, nella seconda metà degli anni ottanta, spopolava e riempiva le radio di tutti il Mondo con band che sono passare alla Storia per il loro essere semplicemente mito.
La bellezza della musica degli One Desire risiede, anche, e si direbbe ‘ovviamente’, nella sua pienezza, nel suo alto grado di cristallinità che la porta a essere diamantina, nella sua rigogliosità, nella sua profondità, nella sua ricchezza di sfumature (‘Godsent Extasy’). Entrano in gioco, quindi, i compagni di avventura di Linman, gli stessi di “One Desire”, per una continuità che dà i suoi frutti in termini di compattezza e coesione per un act che è manovrato a un unisono aureo dalle mani e dall’ugola dei propri membri.
Lo splendore dei brani è abbagliante, sempre, in ogni momento del percorso di ciascuna all’interno di se stessa e in quello assieme alle altre. Il che dimostra ancora una volta un talento compositivo devastante, fra i migliori mai sfiorato da tantissimi anni a questo momento, da coloro che bazzicano la stratosfera dell’hard rock melodico e/o AOR. Un talento talmente esplosivo che è quasi disarmante, tant’è foriero di episodi memorabili (‘Through the Fire’). Eccellenti anche i lenti (‘Only When I Breathe’), sprizzanti emotività da tutti i pori (‘Rio’). Si percepisce bene, con chiarezza, che non si tratta di ballate tanto per riempire il platter e per accontentare la tipologia artistica, ma di componimenti dai sentimenti profondi, segnate dalle scie luminose di assoli strabilianti (‘Through the Fire’).
L’accorato incipit di ‘Heroes’ mostra il lato più romantico degli One Desire, il quale si trascina fiero e trionfante lungo tutto l’arco della traccia, nobilitata da armonie addirittura commoventi. Un’altra loro peculiarità, quella di far vibrare le corde che risuonano, invisibili, all’interno dello spirito umano, in tal modo capaci di far sgorgare salate e calde lacrime che, mentre scivolano sulle guance, diventano dolci come la musica.
Come già accennato, nelle canzoni più movimentate la potenza è tanta (‘Battlefield of Love’, dall’epico refrain), il che forma un ossimoro geniale con i pezzi più raccolti. Non solo, a proposito di canzoni. Perché ognuna di esse è una potenziale campionessa d’altissima classifica (‘K!ller Queen’, da cuore in gola il cambio di tonalità finale…). Una continuità che non lascia spazio nemmeno a un segmento di ordinarietà, il che è – di nuovo – (quasi) umanamente impossibile.
Sono parecchie, quindi, le peculiarità che si trovano in “Midnight Empire”; peculiarità che rendono l’LP così facilmente superiore agli altri da far apparire gli One Desire come formazione di valore inarrivabile anche ai migliori che, in questo caso, diventano i primi degli altri. A notevole distanza.
One Desire. La musica dell’Amore, la musica degli Angeli, la musica del Turbamento, la musica del Cuore.
‘La’ musica del 2020.
Daniele “dani66” D’Adamo