Recensione: Midnightstorm
I Midnightstorm di Gorizia hanno confezionato un demo che di demo, a livello di confezione e packaging, non ha proprio niente. Si, perché il prodotto finito è in tutto e per tutto un lavoro sopraffino, con tanto di stampa professionale sul dischetto ottico e un booklet da fare invidia a tante band più acclamate ma spesso molto approssimative nell’involucro della loro proposta. Che dire poi dell’artwork: di ottimo livello e godibile in versione fronte/retro. Last but not least le righe accompagnatorie di presentazione della band contenute nella busta in carta pergamenata… non so se mi spiego! Tutto questo denota molta professionalità e cura maniacale anche dei particolari, prerogativa di poche band -a livello quantomeno di demo-. Ovviamente quanto scritto sopra non andrà minimamente a influire sul giudizio musicale dell’album, -che comunque vive di vita propria-, ma era giusto sottolineare lo sforzo profuso dai Nostri, presumo di impatto anche a livello economico.
Anyway, il disco si compone di sette brani, molto curati negli arrangiamenti e forieri di un heavy metal d’atmosfera, pregno di classe ogni dove. Questo, come spesso accade, a detrimento dell’immediatezza. Chi si aspetta quindi legnate a la Paragon resterà deluso, mentre gli amanti di gente come Blue Murder e Ten andranno a nozze. Sirena, il primo brano, è quanto di meglio i Midnightstorm potessero mettere come opener: una cascata sorprendente di riff misti a tappeti di tastiere con sopra tutti l’ugola di Igor Vetrih, impegnato in una performance da veterano. Ottimo brano davvero, sorprendente e spiazzante per un gruppo all’esordio. Warcry è violenta al punto giusto con un chorus azzeccato, The Serpent and the Rose è ammaliante e carica di pathos, anche se si dilunga un po’ troppo. Il quarto brano, Thunderborn, è sufficientemente incalzante mentre The Church è convenzionale nell’impostazione ma spicca per l’originale uso delle tastiere. Degli ultimi due brani del lotto risalta decisamente Odyssey, la summa del sound dei Midnightstorm: riff granitici, melodie sapientemente dosate, soli ad effetto e una voce sorprendentemente “matura”. Unica pecca la durata (esagerata) del brano.
Nei Midnightstorm ho sentito parecchie cose che mi hanno ricordato i Ten: quello che mi permetto di consigliare loro è di osare di più a livello di cattiveria nei brani, almeno a sprazzi, riuscendo così a sfruttare al 100% le potenzialità di un singer notevole come Igor Vetrih che non deve limitarsi ad avvicinarsi proprio a Gary Hughes: per chi scrive da sempre un grande singer sulla carta che però non “rischia” mai. In virtù di quanto espresso in recensione, sono convinto che dei MidnightStorm sentiremo presto parlare, statene certi!
Stefano “Steven Rich” Ricetti