Recensione: Midnite Dynamite
Prima di scegliere l’attuale moniker, i Kix avevano optato inizialmente per “Shooze” poi cambiato in “Generators”. Iniziarono la carriera suonando nei vari locali della zona come cover band, fino a quando non approdarono alla Atlantic Records, label con la quale pubblicarono il debut album omonimo nel 1981, seguito da Cool Kids nel 1983 e da Midnite Dynamite nel 1985. La line-up di quest’ultimo ellepi, oggetto della nostra recensione, vide Steve Whiteman alla voce e armonica, Brian Forsythe e Ronnie Younkins alle chitarre, Jimmy Chalfant alla batteria e Donnie Purnell in veste di bassista, tastierista, nonché compositore di tutti i brani. Alle registrazioni parteciparono anche il celebre Mike Slamer (chitarra) e Anton Fig (batteria).
L’apertura è a carico della title-track ”Midnite Dynamite”, canzone dotata di chitarre graffianti in stile Ac/Dc e basata sulla voce “scartavetrante” di Steve Whiteman che apre le danze di questo dinamitardo platter, in cui spadroneggiano atmosfere elettriche e melodie ricercate fortemente glam. In pratica è essenzialmente il manifesto di quello che ascolteremo nell’album: un hard/rock verace e diretto, ben supportato da un grande uso di cori.
”Red hot (black & blue)”, si avvale di un granitico riff e dell’azzeccatissima ricercatezza dei refrain per coinvolgere l’ascoltatore e renderlo immediatamente partecipe dell’ascolto. Un pezzo immediato, capace di stamparsi in testa al primo colpo, mentre la successiva ”Bang Bang”, ripercorre le orme delle precedenti canzoni e si avvale dell’utilizzo di ritornelli di sicuro impatto, tipici dell’hair metal, che consentono di innalzare il valore di un pezzo altrimenti condannato all’anonimato. È il momento poi di ”Layin Rubber”, canzone devastante e dall’incedere velocissimo, ma allo stesso tempo pomposo e magniloquente. Incredibile la sinergia delle tastiere ariose del tuttofare Purnell e le chitarre furiose della coppia Forsythe –Younkins.
Tempo quindi di chiudere gli occhi e sognare con ”Walkin Away”, ballata strappalacrime dai contorni agrodolci, con la voce di Whiteman pronta a regalare grandi emozioni e con un finale intenso e deciso, merito delle asce “dei boscaioli” Forsythe e Younkins.
”Scarlet Fever” ha, come la title-track, un riff d’ispirazione Ac/Dc ma rielaborato in salsa più ovattata e glam. Canzone che non esalta più di tanto ma che comunque raggiunge la sufficienza, è da considerarsi un mezzo passo falso come la successiva ”Cry Baby”, tipico brano Hair metal a cavallo fra potenza hard-rock e suono volutamente catchy in pieno stile glam. Sempre incisiva e graffiante la voce di Whiteman.
La seguente ”Cold Shower” invece è, effettivamente, una doccia fredda. In completo contrasto con la proposta delle prime tracce, ecco una canzone più rock (comunque sostenuta da un deciso lavoro alle 6 corde) dalle evidenti influenze funk (soprattutto nelle linee di basso), che si arricchisce addirittura del suono di una armonica. Sia per l’uso di quest’ultima, sia per le sonorità meno heavy, un pezzo facilmente accostabile allo stile degli Aerosmith.
Chiudono, ”Lie like a rug”, episodio che fa saltellare e muovere il piedino a ritmo, esaltato dal solito Whiteman, (vari cori e coretti di grande appeal a farla da padrone, sostenuti dal muro sonoro della parte ritmica e dallo scalciare delle chitarre) e la provocante ”Sex”, brano dal refrain devastante e immediato che, grazie all’utilizzo dell’armonica, si riavvicina allo stile più rockeggiante di ”Cold Shower”, pur non disdegnando l’incisività delle chitarre nel tessuto sonoro.
Un album di ottima melodia e solida potenza. Un disco che s’inserisce felicemente nel filone hair metal, ergendosi ad un rango di primo piano nel genere, grazie alla vena compositiva e interpretativa del gruppo, che si dimostra spesso ispirata e di valore davvero assoluto.
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Tracklist:
01. Midnite Dynamite
02. Red Hot (Black & Blue)
03. Bang Bang (Balls Of Fire)
04. Layin’ Rubber
05. Walkin’ Away
06. Scarlet Fever
07. Cry Baby
08. Cold Shower
09. Lie Like A Rug
10. Sex