Recensione: Midryasi

Di Enzo - 5 Gennaio 2006 - 0:00
Midryasi
Band: Midryasi
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

Il debut degli italiani Mydriasi non è altro che la ristampa del loro lungo demotape con un ordine diverso della tracklist, alcune canzoni inedite ed un package professionale.
E’ questo un lavoro complesso, è infatti un complicato Doom Metal che traspare da ogni singolo brano del disco, un Doom Metal fortemente psichedelico con forti reminescenze Pentagram, primi Black Sabbath, Saint Vitus ed addirittura Hawkind e Tangerine Dream (periodo Phaedra). La opener Hypnopriest (diretta ed avvincente) mette in evidenza fin da subito l’ottima attitudine della band alla difficile proposta musicale intrapresa. Il brano, che strizza sovente l’occhio ad un Heavy Metal più granitico e diretto, si snoda in tutta la sua complessità tra mitici refrain ed ottimi spunti strumentali. Un magmatico blocco di metallo pesante costiuituisce la successiva e splendida Acid Darkness, brano scolpito dai sontuosi riff intenti ad elevarlo allo status di pragmatico manifesto di puro e semplice Doom Metal intervallato da incredibili refrain accompagnati da un’ottima interpretazione vocale. Il suo andamento musicale fresco e geniale rende sicuramente questo componimento come tra i migliori del lotto. Non c’è nulla da aggiungere a quanto la seguente Instrumental è capace di farci sentire, l’incedere alla Candlemass introduce questo brano intento a sprigionare un continuo ed incandescente Doom Metal di ottima fattura. La successiva track si rivela essere sicuramente una hit del disco, parliamo di Paeah solenne componimento intento a rievocare mistiche memorie marchiate Pentagram. In Clong i ritmi diventano addirittura più cadenzati ed articolari, mentre Center Of Thunder si rivela essere un brano dall’ossianico incedere (e dal flavour “sabbathiano”) che si snoda su di una costruzione melodica complessa ed interessante.
Il suo andamento cupo e maligno sfuma nella lunghissima suite (sempre strumentale) Esioh’ Mann Szaghae, 6 minuti di asfissiante incedere psichedelico dove i Midryasi fanno addirittura il verso agli Hawkind d’annata. Chiude il disco la l’ottima e riepilogativa Cornocembalus.

In conclusione mi sento di dire che i Midryasi hanno centrato in pieno il loro primo e serio obiettivo musicale riuscendo a donarci un album di puro ed incontrastato Doom Metal con fortissime influenze psichedeliche. La band italiana è riuscita a confezionare un prodotto di ottima caratura, è infatti difficile riuscire a centrare le sonorità giuste in questo complicato stile musicale, ma i Midryasi sembrano aver trovato la ricetta vincente per forgiare pachidermico, psichedelico ed asfissiante Doom Metal.
Vincenzo Ferrara.

Contatti: midryasi@libero.it

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