Recensione: Mind Radio

Di Francesco Maraglino - 12 Luglio 2015 - 7:00
Mind Radio
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2015
Nazione:
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72

Il nome di Kelly Keeling è associato, nella memoria dei metal fans, al monicker Baton Rouge, combo di hard rock melodico protagonista di un paio di ottimi platter nei primi anni novanta, proprio nella fase iniziale del declino di popolarità di tale genere musicale.
Il vocalist, però, ha sfoggiato le proprie qualità, in un secondo tempo, anche con la Trans-Siberian Orchestra e, ancora, al fianco di celebri axemen quali John Norum (Europe), Michael Schenker, Yngwie Malmsteen, e Vivian Campbell.
L’ex Baton Rouge ha licenziato, nel 2005, anche un album a lui direttamente intestato, Giving Sight to the Eye, ed oggi si ripropone con un nuovissimo platter da solista, intitolatoMind Radio.
E’ in gran parte italiana la manifattura del full-length, a partire dalla label (Frontiers, naturalmente), ed alla produzione, affidata all’infaticabile Alessandro Del Vecchio, fino alla line-up. Oltre a Del Vecchio alle tastiere, infatti, in Mind Radio suonano Anna Portalupi al basso, Mario Percudani alle chitarre e Alessandro Mori alla batteria. Un vero e proprio dream team del rock melodico tricolore ed internazionale, dunque.
La squadra si dimostra decisamente determinante nel definire il suono dell’album: più dedito all’ FM rock che al metal (ancorché melodico), con una musicalità che sconfina nell’AOR.

Un esempio di tale assunto è rappresentato da Take Me To The Limit, brano ingemmato di  riff circolari e melodici della sei-corde e di chorus acchiappanti, nonché di pregevoli performance di chitarra e tastiere. La stessa cosa può dirsi di Ride Out The Storm, una gradevole AOR song, come pure Monkey House, traccia che però non decolla del tutto.
Suoni da radio FM trasudano finanche da Frozen In Time, piacevole e raffinato soft rock, e da Love Will Tear Us Apart,  ballata sì canonica e da manuale ma anche avvincente ed energica.
Pure di stampo melodic rock è, nel complesso, No Man’s Land, che però nell’apertura di tastiere e piano e nel rilevante apporto strumentale finale assume interessanti contorni quasi prog.

Sul fronte dell’hard rock più massiccio e di stampo “tardo-ottantiano”, ecco svettare Written In Fire, rock duro di alta classe contrassegnato da una prestazione maiuscola di tutti gli strumenti e, in particolare, da un’accoppiata basso e batteria che  picchia duro ma che sa dure donare policromie ritmiche. Notevoli, poi, il groove di This Love Our Paradise, gradito uptempo melodic rock in cui si staglia l’assolo di Mario Percudani, ed  i grandi riff della dinamica Who Do You Run To.

In definitiva, dunque, Mind Radio vede Kelly Keeling in buona forma, alle prese con un rock melodico che non offre  nulla di innovativo ai fans di tale musica, e manca di veri e propri highlights, ma che si dimostra quasi sempre di classe e  qualità soddisfacenti. In qualche caso, certo, il tiro s’infiacchisce e non tutto riluce come nel resto dell’album (Sunshine Over Me, Monkey House, Still Need You In My Arms). Però, l’estate è ormai arrivata, ed un disco come questo può essere una colonna sonora idonea sia per il viaggio in un’automobile che procede lungo autostrade assolate che per sorseggiare cocktail rinfrescanti a bordo piscina o davanti al mare.

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