Recensione: Mind Tricks

Di Sergio Vinci - 19 Giugno 2006 - 0:00
Mind Tricks
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Anno: 2006
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60

Tagliano l’importante traguardo del terzo album gli italiani Disarmonia Mundi, reduci dal successo di quel “Fragments Of D-Generation”, oramai risalente al 2001, che aveva permesso al gruppo di farsi notare positivamente sia dalla stampa specializzata che dal pubblico, complice anche la collaborazione, in veste di vocalist, dell’instancabile Bjorn “Speed” Strid (Soilwork/Terror 2000).

Anche in questo “Mind Tricks” la band di Ettore Rigotti si avvale nuovamente dei servigi del potente cantante svedese, non cambiando di molto le coordinate stilistiche finora dimostrate.

In questo nuovo capitolo possiamo subito notare un uso ancora maggiore della melodia che si inserisce nel già collaudato trade-mark del gruppo, devoto al Death/Thrash svedese che ha i suoi massimi esponenti in formazioni quali Soilwork, In Flames, ecc.

Il disco si presenta con tutte le credenziali del caso, con un suono dirompente, mixato presso i Fredman Studio (At The Gates, In Flames, Dark Tranquillity), ma il vero problema di questo disco sta proprio nelle canzoni.

Anche se il gruppo non ha mai brillato in originalità, almeno nel precedente full-length aveva dimostrato di saper picchiare duro senza annoiare, grazie a brani dal notevole impatto uniti alle innegabili capacità tecniche dei singoli componenti.

Pur essendo un lavoro formalmente ineccepibile, questo “Mind Tricks” mostra una band un po’ stanca a livello compositivo, smaccatamente ruffiana e melodica e alla continua ricerca del ritornello vincente che possa far subito presa sull’ascoltatore. Certamente non siamo al cospetto di un brutto lavoro, anzi, credo abbia tutte le carte in regola per far breccia nei cuori dei fans che amano questo genere di sound, ma purtroppo il gruppo delude proprio dove il precedente platter convinceva, cioè in immediatezza e freschezza compositiva.

Tutto l’album si basa su schemi triti e ritriti, su strade già ampiamente battute dai loro colleghi svedesi, e se aggiungiamo pure che il melodic Death ormai è ai ferri corti, il quadro si fa ancora più plumbeo per il gruppo.

Tuttavia alcuni brani riescono ad elevarsi un po’ sopra alla piattezza generale del disco, come l’opener “Resurrection Code”, dotata di un buon tiro e discreti inserti in clean vocals, la potente title track, “Parting Ways” e la penultima “A Taste Of Collapse”, melodica e con forti richiami all’Heavy Metal classico. Spiace dirlo ma la track migliore è una cover. Trattasi di “Mouth For War” dei seminali e rimpianti Pantera, ben realizzata sebbene non regga il confronto con l’originale.

Concludendo, mi sento di consigliare questo album a tutti gli amanti della scena Melodic Death scandinava, ma rimane il fatto che dopo un buon album quale era il precedente “Fragments Of D-Generation”, era lecito aspettarsi di più da questa band, che ci consegna un lavoro un po’ spento e derivativo, che si va a collocare in una scena inflazionata e già satura di troppi cloni.

Sergio “Oigres” Vinci

 

Tracklist:

01. Resurrection Code
02. Mindtricks
03. Celestial Furnace
04. Nihilistic Overdrive
05. Parting Ways
06. Venom Leech And The Hands Of Rain
07. Liquid Wings
08. Process Of Annihilation
09. Last Breed
10. A Taste Of Collapse
11. Mouth For War

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