Recensione: Mindcrime At The Moore [DVD]
Sono trascorsi quasi due anni dall’uscita del seguito del concept album “Operation:Mindcrime” e dalla conclusione delle avventure del protagonista Nikki. Il secondo capitolo della storia non ha riscosso il successo del predecessore ma è stato considerato da più voci un prodotto di buona caratura, anche in raffronto ad altre produzioni contemporanee. L’opera è stata completata anche se nella formazione mancava un tassello fondamentale: Chris DeGarmo. In “Operation:Mindcrime II” troviamo alla chitarra il signor Mike Stone, musicista dal grande tocco, che tuttavia ancora non ha conquistato appieno i numerosi fan della band americana. Dopo questo nuovo full-length, i Queensrÿche sono tornati in sede live e hanno pubblicato nel 2007 un DVD a dir poco ambizioso, in cui l’opera è esaltata nella sua dimensione teatrale: “Mindcrime at the Moore”.
Il teatro dell’evento è il Moore di Seattle, locale non molto capiente ma veramente suggestivo. Si alza il sipario e si parte con le due intro “I Remember Now” e “Anarchy X”. E’ il delirio. La band è in ottima forma: Michael Wilton ha sempre la solita carica che lo ha contraddistinto negli anni, il mitico Eddie Jackson sembra addirittura ringiovanito ed è una certezza, Scott Rockenfield avrà qualche capello in meno e qualche anno in più, ma dietro le pelli stupisce ancora tutti ed esegue le sue parti con una precisione chirurgica, il nuovo arrivato Mike Stone sfoggia un look assai bizzarro portando una maschera da petroliere (ovvio riferimento alla guerra in Iraq) e sembra essere a suo agio con il palco e con il gruppo. “Revolution Calling” piomba sul pubblico con la potenza di un fulmine e finalmente entra in scena Geoff Tate, con la sua voce pungente e cattiva come non mai. L’impatto sulla folla è devastante e al coro ‘Revolution Calling!’ si uniscono tutti i presenti al Moore: veramente da brividi. Si passa alla title track, dove possiamo notare le partecipazioni di attori che interpretano i personaggi presenti nel concept. Un preludio recitativo introduce “Speak”, cambiata nella struttura iniziale (Wilton esegue il riff da solo e poi gli altri si riallacciano con lui). Accettabile anche in questo caso la prova di Tate anche se in alcuni passaggi non raggiunge le tonalità di un tempo, cosa che si nota con più facilità in “Spreading the Disease” dove il carismatico Geoff si esibisce in duetto con Pamela “Sister Mary” Moore, che dal canto suo offre una prestazione vocale superba e coinvolgente.
Non mancano i riferimenti politici in questa esibizione: nei primi minuti del concerto Tate aveva persino mostrato un cartello piuttosto sarcastico nei riguardi del presidente George Bush. Ma ormai non è un mistero che tra il gruppo di Seattle e la politica americana non corra buon sangue.
Il grilletto è stato premuto, è l’ora di “The Mission”. L’arpeggio di Wilton irrompe sulla scena e la voce intrigante di Tate si fonde con le tenebre. Ispirato come non mai, Geoff canta al fianco della bella Pamela, che con grande teatralità si cala nei panni del personaggio di Sister Mary, succube della droga e del malvagio Dr.X.
Pensate che le emozioni siano esaurite con questo pezzo? Sbagliato. C’è ancora una altra scena destinata a rimanere per sempre nei vostri cuori. “Suite Sister Mary” è il pezzo emblematico del live e il duetto GeoffPamela si dimostra convincente e commovente come non mai. Lui tutto in nero, in cerca della strada giusta da intraprendere ed indeciso sul da farsi, lei completamente in bianco e con i suoi capelli biondi estranea ai pensieri di Nikki. Anche gli altri musicisti ci mettono del loro eseguendo le parti solistiche e di accompagnamento con sicurezza e precisione.
La potenza della successiva “The Needle Lies”, le melodie di “I Don’t Believe in Love”e “Breaking the Silence” fanno da preludio alla amatissima “Eyes of a Stranger”. Geoff, che interpreta lo sventurato Nikki, è avvolto da una camicia di forza simboleggiando la drammaticità della scena. In questo pezzo la linea vocale viene leggermente cambiata ma la struttura base della canzone non porta ulteriori variazioni ed il primo episodio sfuma con la celebre frase ‘I Remember Now’.
Passiamo dunque all’ultimo atto, quel “Operation Mindicrime II” che ha fatto tanto discutere critici e fan del quintetto americano.
Nel mondo del cinema si è talvolta assistito a grandi sequel, ma nella maggior parte dei casi il seguito di un capolavoro risulta quasi sempre inferiore all’originale, ed a volte un secondo capitolo può anzi screditare il regista stesso e gli stessi attori protagonisti (e colpevoli) dell’insuccesso.
Anche nel mondo della musica si verificano talvolta circostanze analoghe: in alcuni casi si può assistere un grande successo, come accadde ai Dream Theater con “Scenes From a Memory” (seguito della canzone “Metropolis pt.1”), oppure può essere un vero disastro (e qui si potrebbe portare l’esempio dei Metallica di “Unforgiven II”).
Operation Mindcrime II è, a parere di chi scrive, un lavoro riuscito solo a metà perché propone canzoni davvero convincenti ed altre che non hanno quel carisma e quell’energia emotiva dei ‘ryche di una volta. La missione dei nostri “registi – musicisti” si potrebbe considerare sotto certi aspetti più ardua di quella intrapresa da Dream Theater e Metallica, dato che qui si parla del seguito di un disco intero, che non deve sfigurare se messo a confronto con il primo. In questo caso si può dire che il successore se la cavi degnamente, ma che resti imparagonabile rispetto all’opera originale. Anche senza soffermarsi troppo sulla trama, qualche approfondimento è dovuto: il protagonista del concept è sempre il nostro Nikki che uscito dal carcere deve affrontare i suoi fantasmi e le sue paure all’interno della società americana. L’album risulta in alcuni passaggi molto oscuro e cupo ed il nostro protagonista è costretto ad affrontare lo spettro di Mary che riaffiora dal triste passato, e naturalmente l’odiato Dr.X , causa dei suoi mali interiori e psichici. Come avvenne per “Operation:Mindcrime”, non mancano le solite critiche al sistema USA. Di fronte a tutto ciò, resta da scoprire se i Queensryche riusciranno a trasmettere la loro inconfondibile carica nel live di “Operation Mindcrime II”.
All’interno del Moore si scalpita per il ritorno sul palco dei cinque di Seattle. Delle immagini vengono trasmesse sul maxischermo: è l’uscita dal carcere di Nikki interpretato da un Geoff Tate in catene. Incombe la musica di “Freiheit Overture”, guidata da splendidi assoli di Stone e Wilton che entrano subito in concerto.
“Convict” Finalmente Libero!
Il proiettile “I’m American” scalda il pubblico, già estasiato dalla carica trascinante della band. Il prigioniero, o meglio dire l’ex-prigioniero Tate si libera dalla tuta di detenzione ed entra in scena carico più che mai con un abbigliamento molto Tarantino’s style, per trovarsi innanzi a una società americana in balia della corruzione e soprattutto della droga. La sua interpretazione è travolgente e anche se “I’m American” non sarà come “Revolution Calling” si ascolta che è un piacere. L’atmosfera infuocata si affievolisce per pochi secondi, ma ecco di nuovo i riff potenti di “One Foot in Hell” devastano il risicato palco del Moore. Il toro scatenato Tate sembra aver scaldato bene la voce ed insieme alla solita Pamela Moore, conquista il pubblico e rende il pezzo molto più piacevole che da disco, anche grazie al valore aggiunto della recitazione.
Il tribunale allestito per “The Hostage” fa capire che questo secondo dvd non è di ripiego. Il processo che vede protagonista Nikki è studiato nel dettaglio, come curate sono le interpretazioni degli attori, a partire dallo stesso Tate, pressato dagli avvocati che gli stanno appresso.
Il live scorre fluido e si passa a “The Hands” che ci riporta alle atmosfere del primo Mindcrime. Ottimamente suonata, la traccia è uno dei punti di forza dell’album e nel dvd non tradisce le aspettative, grazie all’ottima prestazione della coppia Wilton/Stone che con i loro assoli armonizzati infiammano la platea. Discreta ma non eccezionale l’esecuzione di “Speed Of Light”, con un Tate disperso tra la folla delle persone che vanno e che vengono. Della stessa pasta è “Signs Say Go”, piacevole ma un po’indigesta se messa a paragone con quanto visto fin’ora.
Con “Re-Arrange You” si ritorna a fare sul serio. Cori e presenza scenica formidabili, davvero una chicca che introduce la tanto attesa “The Chase”, sulla quale pesa purtroppo l’assenza di Ronnie James Dio. Resta così un po’ di amaro in bocca per il mancato duetto, sebbene nella sezione extra si possa trovare un bonus track dal vivo con il vecchio Ronnie in forma smagliante. Ciò non sminuisce il rammarico: Ronnie doveva essere lì, insieme a Tate, e le immagini che scorrono sul maxischermo non riempiono il vuoto lasciato. Delusione.
Ma è il momento di voltare pagina. Il basso martellante di Eddie Jackson pone le basi per “A Murderer”. Cattiveria allo stato puro! La band si riscatta per il flop di “The Chase” e si impone mettendo in risalto la sezione ritmica e la sorprendente voce di Eddie Jackson, grintosa e puntuale nei cori. L’accelerazione si placa con le chitarre pulite di “Circles”, canzone strappa lacrime con una grande resa live. La scena è dominata dai i due chitarristi che attraverso scambi di assoli dialogano con il pubblico, sempre più coinvolto.
Nella mente confusa di Nikki riaffiora il fantasma di Mary. Con “If I Could Change It All” si ricrea il duetto tanto amato in “Operation Mindcrime”. La voce di Pamela è intensa ed avvolgente e la scenografia rende questo pezzo misterioso e subdolo, molto più che da disco. “International Confrontation” è aggressiva al punto giusto e non sfigura. Dopo la trascurabile “A Junkies Blues” e la spettrale “Fear City Slide” passiamo alla rivitallizzata “All The Promise” sicuramente un punto di forza del dvd. Protagonista ancora una volta è la parte vocale che innesca un vortice di emozioni non indifferente proseguendo con lo splendido solo di Stone e le ritmiche acustiche di Wilton. La bellissima sfumatura di Nikki e Mary che scompaiono sullo sfondo fa pensare che lo show sia giunto al termine ma i Queensryche ci regalano un encore di grande stile con “Walk in The Shadows” (introdotta da un’ottima sezione strumentale) e dalla storica “Jet City Woman” cantata dal pubblico a squarciagola nel ritornello.
L’opera giunge alla conclusione con il successo della band di Seattle che con carisma, personalità e professionalità riesce sempre a offrire un prodotto coraggioso e originale oltre che unico. Forse, in un futuro lontano, quando i Queensrÿche saranno solo un ricordo remoto, rispolveremo questo DVD e inserendolo nel nostro lettore ci emozioneremo ancora ripensando al passato, mentre l’unica frase che ci verrà in mente sarà: “I Remember Now”.
Francesco “unforgiven1988” Rossi
Tracklist:
Disc 1:
1. I Remember Now
2. Anarchy-X
3. Revolution Calling
4. Operation Mindcrime
5. Speak
6. Spreading The Disease
7. The Mission
8. Sutie Sister Mary
9. The Needle Lies
10. Electric Requiem
11. Breaking The Silence
12. I Don’t Believe In Love
13. Waiting For 22
14. My Empty Room
15. Eyes Of A Stranger
Disc 2:
1. Freiheit Ouverture
2. Convict
3. I’m American
4. One Foot In Hell
5. Hostage
6. The Hands
7. Speed Of Light
8. Signs Say Go
9. Re-Arrange You
10. The Chase
11. Murderer?
12. Circles
13. If I Could Change It All
14. An Intentional Confrontation
15. A Junkie’s Blues
16. Fear City Slide
17. All The Promises
Encores:
1. Walk In The Shadows
2. Jet City Woman
Bonus DVD content:
-Tour documentary
-“The Chase” performed live with Ronnie James Dio in Los Angeles
-Queensrÿche Rock & Ride featurette