Recensione: Mindfinder
Ennesima proposta di metalcore moderno, stavolta dalla Germania. Si tratta dei Rising Anger che, con la Bastardizer Records, danno alle stampe “Mindfinder”, debut-album di belle speranze. Il quale, a dispetto dei recenti natali dei teutonici, segue una discreta produzione rigorosamente autoprodotta: “Inhum Society”, demo, 2009; “Between Life And Death”, split EP, 2010; “A Grave Of Dignity”, EP, 2001.
E questo per dire che Johannes Schöbinger e i suoi compagni d’avventura sono tutt’altro che degli sprovveduti. Al contrario, il loro stile assomma a sé tutti i dettami, nessuno escluso, necessari e sufficienti da dar luogo al quel metalcore melodico che sta riscuotendo un buon successo di pubblico in giro per il Mondo; come testimonia per esempio il formidabile Impericon Festival III tenutosi l’anno scorso all’Agra Halle di Leipzig (Ger).
“Mindfinder”, infatti, è un poster rappresentativo dell’ottimo status tecnico/artistico raggiunto dalla foggia musicale cui si dilettano i Nostri. Nel disco, tanto per dirne una, l’esecuzione e la produzione sono semplicemente perfette. Tali da configurare un manufatto da prendere come metro-campione per chi volesse cimentarsi nel medesimo campo. Una caratteristica, questa, che è un pregio e un difetto allo stesso tempo, poiché la grande professionalità messa in campo dona al lavoro un sapore… scolastico che mina un po’ l’immediatezza e la spontaneità. Una circostanza invero comune a tanti, tale da far dire «tutti bravi, tutti uguali». Certo, l’evidente tono provocatorio di tale frase eccede nei contenuti e generalizza troppo, ma è oramai assodato che essa descriva concretamente il vizio capitale di questo tipo di metalcore.
Comunque sia i Rising Anger ce la mettono tutta per dare al loro disco un taglio personale, riuscendoci solo parzialmente, proprio, per la loro quadratura tipicamente mitteleuropea. Una sorta di rigore mentale innato, che inibisce certe pulsioni che, invece, si trovano più facilmente nel metalcore di stampo britannico. Parlare di mancanza di carattere è tuttavia troppo: i Rising Anger, anche se rispettosi delle regole, riescono a ritagliare un angolo di emotività, in loro, che trasferiscono nel platter in più di un’occasione. Un mood languido e avvolgente che trova pieno compimento nei cori che, a parere di chi scrive – se ben costruiti (“Swallowed By The Sun”) – , trascinano davvero l’anima dell’ascoltatore nelle braccia del morbido sentimento della nostalgia.
Nostalgia per la vita che scorre troppo velocemente per essere appieno gustata, nostalgia per un tramonto particolarmente intenso, nostalgia per un amore passato. Insomma, quel tocco romantico che consente a ciascun fan di raffigurare, in sé, gli istanti più melanconici della propria esistenza. Ovviamente questo è il mood. La musica vera è propria non dà sconti a nessuno, giacché il metal dei Nostri è tutt’altro che edulcorato, per nulla rammollito dall’impatto della passione. Le harsh vocals di Schöbinger lacerano i timpani, supportate dalla recalcitrante sezione ritmica, possente e non particolarmente veloce, e dalle chitarre, abili a cesellare armonie piacevoli, mai stucchevoli, assieme a riffoni durissimi.
Le canzoni, anch’esse, sono degne dell’enciclopedia del metalcore. Ineccepibile la loro struttura, equilibrata la successione delle loro tranche, melodicamente sobrie. Un approccio un po’ conservativo che, di conseguenza, tende – di nuovo – a contenere entro dei limiti prefissati la creatività indubbia dei cinque ragazzi di Wiesbaden. Come dimostrato da song eccellenti quali “Momentariness”, “Dreamcatcher”, la già menzionata “Swallowed By The Sun” e la languida “Our Odyssey”.
Se si cerca il metalcore moderno, orecchiabile ma non troppo, allora la soluzione è qui: in “Mindfinder”.
E nei Rising Anger.
Daniele “dani66” D’Adamo
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