Recensione: Echo Chamber
‘Echo Chamber’ è il primo album del progetto Quiet River.
Artefice dell’idea è il milanese Luke Vincent, il cui obbiettivo è quello “di miscelare il suono tipico della NWOBHM (Iron Maiden in particolare) con vocals ereditate dal metal estremo, senza trascurare qualche riferimento allo speed metal più frenetico”.
Al di là che, personalmente, non sono d’accordo con il concetto di “suono tipico”, dato che una delle particolarità del movimento che scorazzava per la terra d’Albione, tra la fine anni degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, era proprio la diversità di sound che esisteva tra le varie band (si pensi agli Iron Maiden – tanto per cambiare – ai Def Leppard ed ai Tygers of Pang Tang, giusto come esempio), l’idea di mettere assieme la musica estrema di un’epoca, perché tale era la NWOBHM, espressione del disagio e del malcontento dei giovani britannici di allora, con quella di una più recente evolutasi dalla prima con maggiore ferocia e con radici espanse in altri territori, è comunque stimolante e degna di attenzione.
Il risultato che si ascolta in ‘Echo Chamber’ non è male, ma presenta alcune lacune.
Prima di tutto è vero che nel disco la maggiore influenza sulla musica è esercitata dagli Iron Maiden, ma non da coloro che della Nuova Ondata ne sono stati la cresta, bensì da quelli più cresciuti, maturi e progressivi. Se poi devo trovare altri riferimenti, mi vengono in mente i tedeschi Running Wild (come in ‘Under the spell’), ma non la NWOBHM.
Fin qui, niente di male: ognuno suona un po’ quello che vuole e non è certo il termine con cui lo si chiama a svilirlo. Non è tanto il sound, quanto il songwriting: l’utilizzo di lunghe sequenze strumentali, per la maggior parte dominate da una linea portante di chitarra, genera una sorta di omogeneità che rende i brani poco dissimili tra loro, con un consequenziale livellamento, nonostante alcune violente ed efficaci riprese supportate dalla doppia cassa (come in ‘Octane Overload’ od in ‘Quiet River’, ad esempio).
Per quanto riguarda le parti vocali, sono composte da un malvagio scream che deriva dal Black Metal. Discreto, ma, nella realtà, lo avrei preferito un po’ più feroce e meno soffocato.
Concludendo, come ho detto sopra, ‘Echo Chamber’ non è male ed è sicuramente il risultato di impegno e dedizione. Considerato che è un debut album e sentita la buona tecnica con la quale è suonato, il progetto ‘Quiet River’ è sicuramente da portare avanti nei termini concepiti, migliorandone alcuni aspetti.
L’album è stato inciso, mixato e masterizzato presso gli Attitude Studio di Milano, con ingegnere del suono Gianluca Veronal.
Musiche e testi sono stati scritti da Luke Vincent, che ha cantato e si è occupato del drum programming.
Chitarre e basso sono stati suonati, rispettivamente, dai session musicians R.R. Littorio e A.T. Merico.
‘Echo Chamber’ è disponibile dal 18 ottobre 2023.