Recensione: Mirroring The Abyss
Donne che picchiano come uomini? Sì, ci sono. E si trovano pure in Italia. A Catania, per la precisione. Sono tre e, assieme al batterista Dani, formano i Disasterhate, ensemble che muove i primi passi nel 2005 e che, da allora, ha dato alle stampe un EP nel 2007 (“Sacrifice To Eclipse”) e il debut-album, questo, intitolato “Mirroring The Abyss”.
Reitia, Klaudia, Rise e il già menzionato Dani formano una band dalla forte inclinazione per il metal estremo. Versante death, in particolare, anche se decidere se “Mirroring The Abyss” debba essere catalogato come ‘thrash’ o ‘death’, appunto, è un’impresa per nulla semplice, per di più marcatamente soggettiva. Anche se il drumming violentissimo che sostiene anzi alimenta il ritmo dell’album può non lasciare adito a così tanti dubbi, giacché è solo nel territorio del death metal che si trova l’esagerazione dei BPM dovuta alle furibonde accelerazioni dei blast-beats.
D’altro canto, invece, l’impostazione vocale della formazione siciliana non è certamente improntata sui cavernosi growling à la Cannibal Corpse e compagnia vomitante. Anzi, è ovviamente nel caso del cantato che emerge il lato muliebre del quartetto, poiché il duo Reitia/Klaudia si muove fra un ottimo, roco screaming e le classiche clean vocals delle female band. Le due musiciste, peraltro, oltre a saperci fare con il canto si dimostrano ottimamente affiatate nel formare una feroce coppia d’ascia d’assalto; dall’alto della loro inesauribile fucina di riff possenti e rabbiosi, stavolta di chiara matrice thrash. Riff che tagliano come rasoi grazie alla produzione professionale e pulita, probabilmente derivante dal fatto che la Club Inferno Ent. sia una sotto-etichetta dell’esperta My Kingdom Music. Con conseguente felice associazione del binomio potenza/pulizia, che consente quindi di percepire con precisione ogni singolo mattone del sound, compreso il rutilante e preciso incedere del basso di Rise.
La grande determinazione che spinge i Disasterhate si evince, oltre che nella veemente aggressività che tinge di rosso ogni traccia di “Mirroring The Abyss”, anche nel sound. Il quale è granitico e consistente come solo quelli delle formazioni assestate sui migliori livelli del genere sanno esserlo. È altrettanto vero, di contro, che il platter non passerà alla Storia per la rilevanza di contenuti innovativi o la presenza di spunti progressisti. Lo stile, seppur sia anche perfettamente in linea con i tempi, non pare avere ‘nelle corde’ il quid necessario a diventare unico e memorabile nel panorama del death/thrash.
Oltre a ciò, le canzoni di “Mirroring The Abyss” paiono troppo scolastiche. L’aggettivo ‘scontato’ mortificherebbe eccessivamente il duro lavoro svolto da Reitia & Co., ma un dato è certo: via via che i pezzi scorrono, invero piuttosto sciolti e senza intoppi – nel lettore CD, mp3 o che dir si voglia – appare sempre più chiaro che non ci saranno grandi sorprese, dietro l’angolo. A parte “In A Rarefied Morning Sun”, nobilitata da un’armoniosità da brividi sulla pelle e da un mood tetro, gelido e oscuro, e il refrain di “Toxic Sleep”, pregno di lirismo, il resto passa senza troppi sussulti. Come se i Disasterhate fossero intrappolati, per meglio dire, in una sorta di limbo nel quale non si riesca a prendere una decisione ben definita: aumentare la dose di brutalità e cattiveria, oppure inserire con una maggior quantità di melodia?
Risolto tale amletico dubbio, insito per natura nelle Opere Prime – spesso e volentieri – , il quartetto tricolore non potrà che decollare definitivamente: il talento c’è, la tecnica pure e la bravura esecutiva anche. Con, in più, il valore aggiunto delle due vocalist, davvero sopra le righe.
Daniele “dani66” D’Adamo