Recensione: Mirrors
Dopo il notevole successo ottenuto con il precedente “Spectres” (soprattutto in Giappone) ed il discreto live “Some enchanded evening”, I BOC dettero alle stampe questo “Mirrors” che uscì nel 1978. In quel periodo la band americana non stava attraversando un periodo di forma compositiva eccellente, così anche se lo stile rimaneva inconfondibile, le canzoni contenute in “Mirrors” soffrivano in parte del calo creativo accennato sopra. Una buona parte della stampa e del pubblico criticò aspramente questo disco, etichettandolo come “canzonettistico”, anche per la sbagliata scelta del singolo che doveva fare da lancio promozionale all’album, paradossalmente però il vero punto di forza del platter risiede proprio nell’immediatezza e nella fruibilità delle canzoni in esso contenute. Infatti la maggior parte dei ritornelli sono godibilissimi, che seppur rasentando il commerciale , sono caratterizzati da quel tipico sound oscuro e misterioso, che da sempre ha reso celebri i BOC.
La prima scanzonata opener è “Dr. Music”, davvero spiazzante per i fan del gruppo, infatti il pezzo a parte il simpatico riff rock’n’roll è davvero irritante, special modo il ritornello, che se almeno non veniva cantato in falsetto poteva al limite passare inosservato e soprattutto “indolore”, dire che scegliere questa canzone come singolo promozionale del disco fu uno sbaglio è un vero e proprio eufemismo. Il compito di recuperare credibilità da parte delle successive canzoni si dimostrava già da subito fin troppo gravoso, così nonostante la seconda traccia “the great sun jester” si presentava sicuramente di un altro livello per le sue ottime melodie, era però poco incisiva e troppo leggerina, infatti anche “In thee” splendido esempio di rock acustico, caratterizzato da un refrain memorabile era ancora su binari decisamente poco hard, discostandosi troppo dalle abituali coordinate heavy del gruppo. Con la titletrack “Mirrors” i BOC continuano a sfornare ottime armonie, con un Buck Dharma in grado di regalarci anche una grande prestazione dietro il microfono, purtroppo anche qui manca quel riff duro che avrebbe risollevato degnamente le sorti del platter. Quindi fin qui di quattro canzoni, nessuna presenta ancora quei connotati marcatamente hard rock che sarebbe lecito aspettarsi da un grande ed immenso gruppo come questo. Ma ecco che si scaldano i motori e si aprono le danze , signori e signore eccovi i BOC nella loro veste più consona, infatti “moon crazy” è un capolavoro, una canzone dall’incedere originalissimo, dotata di un ritornello irresistibile, sugli scudi poi è la prova della sezione ritmica, e devo dire non mi stanco mai di ascoltarla, infatti ancora non riesco a capire il perché non sia mai stata inclusa in alcun gratest hits. Ma è con “the Vigil” che i BOC si superano, sei minuti di autentica follia, è una tipica BOC canzone piena delle soluzioni più disparate, da menzionare lo splendido break centrale di chitarra elettrica, ed il massiccio riff portante.
Discreto è il rock della settima “I am the storm” cantato dalla solita inquietante voce di Eric Bloom veramente unica nel panorama metal e non, risulta essere alquanto insulsa la successiva “You’re not alone”, canzone da dimenticare in fretta, al contrario è godibile anche se non eccezionale l’ultima “Lonely teardrops” che vede il tastierista Allen Lanier cimentarsi con discreto successo dietro microfono.
Si capisce subito quindi quanto grosso fu lo sbaglio, di comporre una canzone apridisco come “dr.Music”, addirittura come singolo dell’album!, a questo se ci aggiungiamo come già detto la poca incisività della prima parte del platter e la presenza di una canzone inutile come “you’re not alone” ci fa capire quali furono i motivi dell’insuccesso di “Mirrors” e dell’inevitabile calo di popolarità, tenendo sempre presente naturalmentela la grande forza contemporanea del punk. Io ascolto però sempre piacevolmente Mirrors, perché indipendentemente dalla poca potenza delle prime quattro canzoni, le trovo di una dolcezza e di una freschezza musicale sempre nuova, in più ci sono tre episodi di interessante ed originale Hard Boc sound come già scritto che potrebbero ben figurare in qualsiasi “greatest hits” della band.
Track Listening:
1. Dr. Music
2. Great Sun Jester, The
3. In Thee
4. Mirrors
5. Moon Crazy
6. Vigil, The
7. I Am The Storm
8. You’re Not The One (I Was Looking For)
9. Lonely Teardrops