Recensione: Miscreation
A distanza di tre anni dall’album di debutto ‘The Plague Of Man’, pubblicato in piena pandemia, tornano gli svizzeri All Life Ends con una nuova “terribile creatura”: il full-length dal titolo ‘Miscreation’.
L’album è formato da nove tracce di Death Metal Old School contaminato da influenze di metal estremo più moderno, intriso di parti melodiche e assoli di chitarra sofisticati.
Cominciamo subito con le dolenti note: ogni canzone ha, praticamente, un struttura unica: partenza brutale, voce growl e assolo.
Poi, diciamolo secco: il disco è abbastanza noioso, se non per pochi elementi che, grazie al cielo, si salvano. Stancamente, si trascina per tutta la sua durata … praticamente è tutto uguale, con poche varianti, introdotte un po’ qui, un po’ lì.
‘The Silent End Of A Bastard Breed’, ad esempio, possiede la brutalità adatta per aprire un album del genere, ma è praticamente fine a se stessa. Il pezzo diventa paradossalmente più interessante quando si placa con un bell’assolo di chitarra, che viene ripreso anche per terminarlo.
‘The Dreamless Void’ non è male, con il riff di chitarra che richiama la scuola Death Svedese, il cosiddetto Gothenburg sound di cui In Flames e Dark Tranquillity sono i capostipiti.
‘Extinction Hours’ inizia con un assolo di chitarra, sembra qualcosa di nuovo ma poi anche lei ripete lo stesso e solito schema più sopra descritto. La monotonia viene leggermente interrotta dall’introduzione di percussioni che ricordano gli Slipknot.
‘Pandemonic’, che è anche l’unico singolo pubblicato, ha la batteria che picchia in modo importante, con incursioni che pescano nel Black Metal; il suo assolo è quello più riuscito dell’intero album.
Purtroppo le ultime due canzoni sono dimenticabili, al contrario menzione particolare per ‘Novas Womb’, che sviluppa il ritornello più melodico della scaletta, elemento che la fa funzionare parecchio.
Riassumendo, ascoltando ‘Miscreation’, la sensazione è quella del “piattume” e del “cavolo … è un po’ tutto uguale” e non basta il valore degli assoli di chitarra e qualche episodio inconsueto ad affievolirla. Peccato, con qualche sforzo in più sulla ricerca melodica il risultato sarebbe stato perlomeno apprezzabile. Per ora, mio malgrado, il giudizio non raggiunge la sufficienza.