Recensione: Misophonic [EP]
A volte gli EP fungono da riempitivi fra un disco e l’altro, giusto per tener su il mercato e caldi i fan. A volte, invece, gli EP sono un’opera creata per mostrare le potenzialità di una band. Oppure, rappresentano un’opera a sé stante, dotata di anima e cuore.
Quest’ultima fattispecie parrebbe intonarsi allo spirito indomito dei Grevia, combo fondato in quel di Palermo nel 2017, autore, appunto di un solo EP: “Misophonic” [da misofonia: forma di ridotta tolleranza al suono].
Un’intolleranza al suono che non pare ammorbare le menti dei quattro musicisti siciliani che, al contrario, pestano duro come fabbri e/o dei dannati; operando per ciò con una forma violentissima di death metal, che pesca volentieri sia nel technical, sia nel brutal.
L’intensità del suono è elevatissima: i Grevia innalzano un abnorme muro di suono. Granitico, invalicabile, graffiato dai rapidissimi assoli della chitarra solista. Che è quella di Giorgio Trombino il quale, oltre a questo, si occupa anche della ritmica cucendo riff arzigogolati, complessi e elaborati ma potenti, che non si sfilacciano per via delle alte velocità tenute dal terremotante drumming del session-man Davide Billia. Che, per alimentare l’energia erogata a profusione da un sound assolutamente devastante, si accoppia alla perfezione con le rombanti linee di basso disegnate da Vincenzo Frisella.
Lo stile sciorinato dai Nostri non è particolarmente innovativo ma presenta il pregio di essere già ben definito e formato. Incanalato entro i limiti decisi da un songwriting moderno ma che presenta, anche, alcune radici che s’insinuano indietro negli anni, andando a pescare alcuni dettagli risalenti alla prima metà degli anni ’90. Si tratta solo di un impercettibile flavour, poiché il mood è quello attuale delle formazioni che praticano il metal… estremissimo.
Canzoni come ‘Consumed’ rappresentano il piacere di gustare la trance da hyper-speed, scatenata da ondate su ondate di blast-beats. E, malgrado la cinetica assuma valori-limite, quello che riesce bene ai Grevia è il pregio di non perdere nemmeno un micro-decibel di pressione sonora. Veloci e potenti, il che non sempre accade.
Con ‘Esacape’, poi, si può ascoltare un ottimo esempio di sound dissonante. Ottimo poiché non affatica l’orecchio, segno che tutto è stato elaborato e messo in opera nel modo corretto. Anche l’esecuzione è di alto livello, lasciando intravedere una gran perizia tecnica che fa difetto al poco tempo che hanno avuto i Grevia per evolversi da quell’embrione venuto al Mondo due anni fa.
Poco altro da dire se non che ci dovrà essere un album, a seguire questo EP. Troppo preparati e dotati di buon talento compositivo, i Grevia, per restare nel limbo dei gruppi che, per un motivo o per l’altro, non hanno potuto esprimere compiutamente tutta la loro bravura.
Daniele “dani66” D’Adamo