Recensione: Missa Mercuria
Missa Mercuria, ennesimo progetto in campo metal che vede coinvolti numerosi musicisti in particolare della scena prog-power e hard-rock Teutonica. Vi risultano coinvolti Vanden Plas, Pink Cream 69 e Silent Force, senza contare l?ex singer dei Royal Hunt D.C. Cooper che scrive tutte le lyrics coaudiovato da Karin Forstner dalla quale nasce l?idea del concept . Il lead Singer dei Silent Force (visti a marzo in Italia come opening act dei Brasiliani Angra: siamo stati gli unici ad uscire dopo il loro show), è uno dei cantanti usciti alla ribalta di recente che preferisco, perchè possiede una voce in grado di toccare con estrema facilità tutte le tonalità, oltre a possedere una notevole presenza scenica, ed il fatto di averlo visto on stage per ben due volte non ha fatto altro che confermare questa mia impressione. La prima volta durante il primo concerto che i Royal Hunt fecero in Italia, risalente ormai al Maggio del ?97 al Factory di Milano con Skylark ed Empty Tremor, in una bella serata, come al solito poco pubblicizzata e con scarsa affluenza di pubblico. Quattro cd con i Royal Hunt, un ottimo album solista che porta il suo nome, due dischi con i Silent Force e parecchi tour in giro per il mondo hanno confermato D.C. Cooper come uno dei singer più rappresentativi del genere power prog internazionale. Ultimamente sto perdendo interesse per questi progetti ormai diventati quasi una moda, (le rock-opera non si contano più). Le diversità di stili che convogliano in questi progetti, a volte amalgamati male, rendono assai dispersivo l?ascolto; comunque i brani in Missa Mercuria risultano molto curati e mai dispersivi, ed una buona dose di melodia rende il disco assai scorrevole e godibile, nonostante i brani siano abbastanza elaborati. Inutili i paragoni con Avantasia e Ayreon.
Accompagnano D.C. Cooper tre chitarristi: Stephan Lill (Vanden Plas), Alex Beyrodt (Silent Force) e Alfred Koffler (Pink Cream 69); al basso troviamo Dennis Ward (Pink Cream 69), produttore del disco stesso; dietro le pelli siede Andreas Lill (Vanden Plas) e per rimanere in famiglia le tastiere sono affidate a Gunter Werno. Il microfono è affidato a diversi singer, sia maschili che femminili, che completano il cast interpretando i vari personaggi della storia. Concept dalla natura religioso-fantascientifico che si snoda in 63 minuti di musica per un totale di 16 pezzi divisi tra cantati e intro strumentali che legano i brani senza le solite e noiose parti narrate. Tra i vari cantanti spiccano tre voci femminili assai affascinanti come la bella e brava Sabine Edelsbacher (Edenbridge) che in Wishper of the Soul mette in mostra tutta la sua bravura in un pezzo assai emozionante. Poi è la volta della soprano Isolde GroB che in Farewell For Love? Sake ci regala un duetto da standing ovation con D.C. Cooper , mentre Missa Mercuria è affidata alla sola voce della soprano: brano che all?inizio viene rovinato dal forte richiamo ai Dream Theater (TheYTSE Jam). In Mother Earh è la stupenda voce di Lori Williams (session di musica Soul) a mettersi in mostra regalandoci un altro momento molto intenso e particolarmente affascinante: brano molto particolare dalle atmosfere Etno-Fusion per via di un tappeto di percussioni che dona al tutto un feeling particolare. Devo dire che i brani in cui cantano le tre cantanti sono quelli che preferisco in assoluto, escludendo la title track. Purtroppo D.C. Cooper, oltre al già citato duetto, canta solo nella opening track Divine Spark un brano che riprende la lezione dei Royal Hunt e con mio gran disappunto è l?unica occasione di sentire il singer cimentarsi in una performance d?alta classe. Da segnalare anche gli altri due singer Andy Kuntz dei Vanden Plas che canta in Spirit of Wisdom, scritta da Gunter Werno che con Stephan Lill alla chitarra offrono un brano che ricalca fortemente le ombre della band madre: buon pezzo ma non particolarmente esaltante; mentre dai Pink Cream 69 arriva David Readman che si occupa di The Fairytale Of Truth e della suite Journey to Hades divisa in cinque parti tra cantate e strumentali. Chiude il cd lo strumentale New Eon Arises.
Sedici brani ben bilanciati tra hard-rock e prog-metal, dai contenuti musicali molto ricercati con la ferma intenzione di sfornare un prodotto abbastanza vario e originale. Nonostante un paio di spunti non felici bisogna riconoscere il giusto valore di questo dischetto che spero non passi inosservato nel calderone delle Rock-Opera uscite di recente.
Franco