Recensione: Mo s Barbeque
Daniel Bowes e Luke Morley sono due musicisti provenienti dalla melodic hard rock band Thunder. La collaborazione a due, fuori dalla band di riferimento, ha dato luogo nel 2002 ad un primo album intitolato “Moving Swifty Along”. In questo album era già molto evidente l’amore per il blues e il soul che faceva da collante alla collaborazione tra i due musicisti. E’ uscito da poco il nuovo platter del duo, intitolato “Mo’s Barbecue”. Quest’album continua sulla scia del precedente album miscelando, con un certo gusto, un rock dinamico ed energico, blues e soul. Ciò che stupisce al primo ascolto è la cura negli arrangiamenti, qui molto ben studiati per lasciare che ogni strumento sia in evidenza senza che uno scavalchi l’altro.
La copertina di questo “Mo’s Barbecue” lascia intendere l’intenzione di confezionare un “rock artigianale” ed in effetti, come avrò modo di analizzare in sede di recensione, di ciò si tratta.
Già la song d’apertura, ” Desire”, energico brano in cui è ben visibile l’impostazione del songwriting in chave bluesy. Le doti dei musicisti si notano già visibilmente e anche una discreta capacità di intrattenere l’ascoltatore con arrangiamenti elaborati con gusto. La successiva “Living for the city” si sviluppa sempre lungo un tema blues, questa volta con qualche accento soul (però soffuso e discreto). Sembra proprio che i due artisti vogliano tributare la loro musica a questo filone musicale, pescando a piene mani nella tradizione e nei suoi cliché più tipici. In questa song un ruolo molto importante giocano le ritmiche, che creano un certo dinamismo alla struttura portante della canzone. “On a day like today” è una romantica song dove a primeggiare è una chitarra acustica che introduce il tema fondamentale della track. Si percepisce un certo gusto per atmosfere quasi (a far pensare a ritmi) bossanova, merito di non solo del riffing acustico ma anche di un brillante lavoro ritmico. Le ritmiche, il chitarrismo esotico e infine un pianoforte in piena evidenza, verso il finale del brano, accentueranno l’atmosfera romantica e malinconica del brano. La successiva “Why did you do it” si avvale di un riff dal sapore leggermente funky rock, sostenuto da ritmiche cadenzate ma corpose. A sorregge la struttura del pezzo interviene una sezione fiati che compatta il sound senza sacrificarne quel senso di “spensieratezza” del tema fondamentale.
“Since I left her” è una traccia dalle tinte malinconiche dove si impone un lavoro “caldo” e suggestivo alle chitarre elettriche che, nella parte finale, costruiscono un riffing coinvolgente, diretto e allo stesso tempo molto melodico, sostenuto da una sezione ritmica dinamica e “pompata”.
Bowes e Morley si cimentano in un melodic rock decisamente “artigianale”, nella seguente “Come together in the morning”, dove si impone un lavoro tastieristico molto suggestivo affiancato da un discreto e opportuno lavoro chitarristico in sottofondo. L’atmosfera del tema principale del pezzo è di nuovo malinconica e romantica allo stesso tempo e a questa fa da contrasto una sezione coristica che sembra attenuarne le tinte “decadenti” grazie ad aperture melodiche ben elaborate.
“Waiting for the sky to fall” è una song vivace, costruita su un riffing pieno di brio. Molto dinamiche sono anche in questa traccia le ritmiche che si amalgamano bene al lavoro chitarristico e alle trascinanti linee vocali. “Illogical” riprende, di nuovo, atmosfere riflessive e malinconiche, prende spunto dal songwriting tipico di un certo rock anni settanta (addirittura, a mio modesto parere, prendendo in prestito certe intuizioni di Cat Stevens).
La nona “How could you?”, si distingue per un riffing più orientato verso un hard rock diretto e di grande presa sull’ascoltatore. Molto ben impostata la sezione ritmica, che accresce la forza d’impatto del brano, che a fine ascolto risulta essere il migliore. “That’s no love” vede un lavoro tastieristico bene in evidenza, sul quale si stendono linee vocali ispirate e leggere. Le ritmiche sono quasi soffuse e sorreggono un riffing “morbido” e suadente. Non manca di accentuare questa sensazione di leggerezza un assolo, che non fa altro che sottolineare questa caratteristica, peculiare, della song. Chiude il disco l’undicesima “I can’t stand the rain”, dove in apertura si impone un giro di basso impostato lungo i canoni blues. A seguire si aggiunge una batteria che sottolinea, opportunamente, sia le parti più leggere che quelle dove il tema fondamentale viene dispiegato in maniera più diretta. Il lavoro di chitarra qui si avvale di uno “sliding” che dona, nella parte dove il tema fondante del brano viene irrigidito, una certa fluidità al complesso della track.
Ecco, l’ascolto è ultimato. Riflettendo sulle traccie appena ascoltate sono combattuto tra due possibili constatazioni: è un bell’album fatto con classe e cura, la prima interpretazione; è un album sufficiente a soddisfare l’orecchio mancando però di stupire in quanto a idee, la seconda interpretazione. Credo che questo album, in fin dei conti, possa essere letto tenendo conto di entrambe questi due punti di vista analitici. In conclusione un album di onesto rock blues ricercato ma senza la pretesa di osare.
Tracklist:
1. Desire
2. Living for the city
3. On a day like today
4. Why did you do it
5. Since I left her
6. Come together in the morning
7. Waiting for the sky to fall
8. Illogical
9. How could you?
10. That’s not love
11. I can’t stand the rain