Recensione: Modern Vintage
Odiati da chi li considera come una sorta di “distrazione” che ha pian piano allontanato una delle icone storiche del glam metal anni ’80 dalla “strada maestra” e amati da tutti coloro che, al contrario, apprezzano l’eclettismo dello storico bassista dei Mötley Crüe, i Sixx A.M. sembrano destinati a far discutere.
La loro proposta, pur potendo vantare tra i propri punti di forza le elevate doti tecniche e compositive di Nikki Sixx e DJ Ashba (già visto in campo anche con i resti dei Guns ‘n’ Roses) e l’ugola calda ed espressiva di James Michael, non è in effetti di facile catalogazione. Meno cupi e malinconici degli Alter Bridge o degli Shinedown, solo in rarissime occasioni tradiscono il retaggio hard ‘n’ heavy più classico del loro leader, prediligendo al contrario una miscela assolutamente eterogenea di metallo alternativo, rock anni 2000 e pop nient’affatto svenduto.
Questo era il quadro dipinto dal precedente “This Is Gonna Hurt” e va detto che, pur in presenza di un differente dosaggio degli ingredienti e di una globale riduzione del voltaggio, il nuovo “Modern Vintage” non va a modificare poi più di tanto una ricetta che si era alfine dimostrata vincente e al passo coi tempi.
“Stars” se vogliamo, apre un po’ in controtendenza grazie al bel riff portante, alle ritmiche sostenute e ad un reafrain trascinante; senza dubbio la più hard-oriented del lotto e, insieme alle altrettanto spedite e “Let’s Go” e “Give Me A Love”, tra le più riuscite di tutto l’album. A mischiare le carte in tavola ci pensa, tuttavia, il singolo “Gotta Get It Right”: un pezzo decisamente easy listening a cavallo tra pop e indie rock, scelto con un certo coraggio come pezzo traino di un album certamente lontano dall’HM Denim & Leather ma nemmeno del tutto impostato su queste coordinate.
“Get Ya Some”, “Hyperventilate” e “High On The Music” giocano con il pop, il rock, il jazz e il funk tirando fuori dal cilindro tre gioiellini costruiti su ritmiche nervose, vocals cangianti (molto Muse in “Hyperventilate”) e un pizzico di genialità che potrebbe riportare alla mente gli episodi più buffonescamente brillanti della discografia dei mitici Faith No More. Di nuovo Muse (ma anche U2) nella bella “Relief”, veloce ed efficace, mentre con “Drive” incontriamo una riuscitissima cover della bella semi-ballata dei The Cars, dominata in lungo e in largo dal guitar work di un DJ Ashba molto ispirato.
Il finale è tutto per i due pezzi meno standard in scaletta: la divertente (ma non irrinunciabile) “Miracle”, una sorta di pop/rock dalle cadenze dance sulla scia dei grandi successi ottantiani di Michael Jackson – omaggiato addirittura nel falsetto – e la sciapa “Before It’s Over”, poco più che una joke track a dirla tutta piuttosto inconcludente.
Di carne al fuoco, come avrete intuito, ce n’è davvero molta – forse troppa – ma, per quanto la qualità (compositiva, esecutiva, degli arrangiamenti) si mantenga su livelli piuttosto elevati all’incirca lungo tutta la tracklist, “Modern Vintage” finisce per perdere ai punti il confronto con il suo predecessore. Laddove “This Is Gonna Hurt” faceva, infatti, della profondità il proprio asso della manica, riuscendo ad alternare con grande maestria la forte emotività dei pezzi più tirati con lo spirito solare delle molte semiballate, il nuovo nato di casa Sixx A.M. cede viceversa il passo per via di una leggerezza tanto gradevole quanto alla lunga un filo stucchevole.
Un disco interessante e globalmente ben confenzionato, insomma, ma non a sufficienza da “fare sensazione”, cosa che era invece riuscita piuttosto bene al più variegato ed espressivamente più potente “This Is Gonna Hurt”.
Stefano Burini