Recensione: Momento Mori

Di Daniele Balestrieri - 18 Giugno 2006 - 0:00
Momento Mori
Band: Mordant
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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50

Arrivano direttamente dal 1983 questi Mordant, band svedese che ha deciso – andando contro ogni voce che dal profondo gli diceva che era il caso di lasciar perdere – di realizzare un album che dire estemporaneo è dir poco.
I nostri prodi infatti hanno riscavato sonorità perdute ormai da molto tempo, sonorità che prepararono il terreno ai primi vagiti del black metal, quando ancora il black era un genere di concetto immediatamente derivato dai cosiddetti “precursori” come i Venom, i Celtic Frost e i primissimi Bathory. Un “black metal” che insomma in realtà non fa altro che pescare dall’heavy motorhediano, dai Sodom, e mischiare quel qualcosa di thrash, che in principio diede molto al black metal nascente, a qualcosa di prettamente heavy, pur mantenendo atmosfere comunque tipiacamente black metal. Tutto di quest’album ricorda quei tempi andati, a iniziare dalla copertina, che per quanto scialba è fin troppo articolata, per proseguire all’interno del booklet, le cui dieci facciate sono riempite dalle foto dei membri della band in pose più o meno truci (o ridicole, a seconda di come vengano intese). Addirittura le foto sono ripetute senza alcuna variazione per riempire delle pagine altrimenti vuote, alternate a pentacoli e immagini “scabrose” come un prete con un teschio al posto della testa. Nessun testo, ovviamente, alla faccia della banalità, e i titoli delle canzoni scritti in rigoroso gotico Bathoriano.

Il sound sarà ben chiaro a chi ha seguito in parte le band sopracitate. Nessun martellamento inconsulto, nessuna chitarra-zanzara, nessuno screaming apocalittico: queste caratteristiche appartengono a un black fin troppo moderno. Le canzoni di questi Mordant invece si snodano attraverso riff rocciosi, cadenzati, ben distinguibili, coadiuvati da un cantato chiaro e leggermente disarticolato tipico di una certa vena di protoblack-thrash. Neanche a dirlo, le canzoni vomitano efferati anatemi satanici senza nemmeno troppo impegno poetico (“Evviva Satana”, “Satana è un grande”, “Muori Muori”, “Sucidio” e via discorrendo), più per aderire completamente alla corrente di ispirazione che per creare qualcosa di nuovo. Tuttavia il passare del tempo non ha giovato a quest’album che si ritrova pregno di canzoni stantie, leggermente noiose e decisamente datate.
Non è facile in realtà puntare il dito contro gli aspetti tecnici dell’album: il genere è quello che è, e viene suonato con un certo mestiere; i riff sono gradevoli anche se piuttosto sterili, e l’album dà quella sensazione generica di essere un prodotto per una schiera ristretta di fans – i quali apprezzeranno molto questo tuffo nel passato.

Certo è che se il lavoro dei signori “Bitchfire”, “Necrophiliac”, “Leatherdeamon”, “Carnage” e “Hell” fosse uscito 25 anni fa, probabilmente ci ritroveremmo di fronte a un album seminale, lì in piedi in mezzo ai grandi pilastri del blackthrash. Ora come ora non me la sentirei di consigliare di spendere 18 euro per un disco di questo tipo, tranne ai puristi ovviamente. Purtroppo bisogna giudicarlo nel contesto della sua uscita, il che lo rende un monumento estemporaneo a un’epoca lontana e indistinta.

TRACKLIST:

1 Momento Mori
2 Right Hand Of Lucifer
3 Mordant
4 Necrophiliacs From Darkness Of Hell
5 Sabbatical Warfare
6 Satanic Demolition
7 Message To Devastate
8 Evil

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