Recensione: Mond
I Lunar Aurora sono un caso un po’ singolare all’interno della scena Black Metal. Nati nel 1994, nel periodo più prolifico e per certi aspetti migliore di questo genere musicale, la band tedesca, dopo qualche demo, ha incominciato ad inanellare uno dopo l’altro album di assoluto valore, che non sono riusciti, però, a farli uscire definitivamente dall’underground. Il motivo, come avviene anche per tante altre realtà musicali, rimane alquanto inspiegabile, anche se ci sono alcuni aspetti che forse potrebbero aver inciso sull’aspetto prettamente popolare della loro musica, come ad esempio il fatto che sono tedeschi e non norvegesi o svedesi ( che la nazionalità sia sinonimo di garanzia, poi, è tutto da verificare…), o perchè hanno sempre inciso per piccole etichette che non sono riuscite a garantire loro la giusta promozione, e questa tesi potrebbe essere avvalorata dal fatto che quest’ultima opera esce per l’etichetta da loro stessi fondata, la Cold Dimensions. Ed ecco che nel giro di poco più di due anni la band ha sfornato la bellezza di tre album, anche se le loro uscite portano date che farebbero pensare diversamente, in quanto il penultimo “Zyklus“, e il precedente “Elixir Of Sorrow” riportano rispettivamente in copertina come date di uscita 2002 e 2001.
In “Mond” i Lunar Aurora ci danno un ottimo esempio di Black Metal molto curato sia nella produzione che negli arrangiamenti, dai tratti squisitamente sinfonici, che però in quest’ultimo capitolo sembrano ridursi sensibilmente per lasciare spazio ad un sound più veloce, brutale e diretto, mantenendo intatto comunque un alto livello di personalità e perchè no, di originalità. Infatti la band, nonostante non proponga nulla di nuovo o di particolare, riesce a catturare l’ascoltatore con un songwriting di alto livello, dove l’attenzione rimane sempre viva grazie anche ad una varietà di fondo non proprio comune. Certo, dobbiamo tenere conto che il genere proposto non lascia molto spazio ad innovazioni o sperimentazioni particolari, ma il fatto che il gruppo non sia accostabile facilmente a nessun altro è sicuramente un pregio di non poco conto. Volendo proprio individuare dei punti di contatto tra i Lunar Aurora e altri loro illustri colleghi, potremmo tracciare un parallelo con gli Emperor di “Anthems To The Welkin At Dusk” (ascoltate ad esempio la terza traccia “Rastlos“) e, in certe soluzioni più grezze, mi hanno riportato alla mente i Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas“, come nel caso della opener “Aufgewacht” o “Schwarze Winde“. Ma sono paragoni che vanno presi con le pinze, in quanto, come ho accennato in precedenza, questo gruppo è autore di un sound molto personale nella sua “canonicità”. A volte si ha la sensazione di essere di fronte ad una massa musicale quasi impalpabile, proveniente da un’altra dimensione, come se la loro musica sia il mezzo di espressione e conoscenza di un universo fatto di oscurità e malinconia, avvolto nel mistero e incatenato nell’oscurità. Le note di “Heimkehr” (l’episodio forse più vicino al passato della band) vi porteranno ancora più in basso e scaveranno nel vostro animo, con il suo incedere solenne e maestoso, e la conclusiva “Grimm” vi darà il colpo di grazia.
Se pensavate che le vie dell’oscurità fatta musica ultimamente si stessero perdendo inesorabilmente, non esitate e fate vostro questo “Mond“. I Lunar Aurora sapranno condurvi magistralmente nei lugubri e finalmente ritrovati sentieri delle tenebre…
Tracklist
1) Groll
2) Aufgewacht
3) Rastlos
4) Schwarze Winde
5) Heimkehr
6) Welk
7) Grimm