Recensione: Monday Morning Apocalypse
Con un titolo alquanto criptico ed originale, fanno nuovamente la loro comparsa sugli scaffali dei negozi gli svedesi Evergrey, chiamati a dare continuità all’eccellente trend acquisito con le ultime due uscite “Recreation Day” e “The Inner Circle”, albums che possono essere a buon titolo considerati dei piccoli capolavori di progressive metal oscuro e romantico, arricchito da una notevole personalità, che da sempre permette alla band scandinava di rendersi ben riconoscibile e di chiamarsi fuori dai più frequenti luoghi comuni riscontrabili nel settore.
Gli aspetti che catturano immediatamente l’attenzione riguardano le novità stilistiche a cui ha dato luogo la naturale evoluzione del suono della band, e che sono riassumibili sostanzialmente in pochi termini ben specifici: più compattezza, più schiettezza ed una dose molto meno accentuata di sfumature “progressive”.
Pur mantenendo intatto il tipico spirito Evergrey, fatto di atmosfere plumbee ed interpretazioni ricche di passionalità e coinvolgimento, ora i brani appaiono infatti più diretti e di pronta assimilazione avendo, oltretutto, assunto in certi frangenti anche un suono, per così dire, più al passo con i tempi, basato su potenti partiture chitarristiche che a tratti ricordano in modo inequivocabile quanto proposto dai Nevermore e da strutture che risultano decisamente più accessibili ed immediate.
Date le premesse, non appare erroneo pensare che con questa nuova fatica il combo svedese abbia deciso di tentare un balzo verso una fascia di ascoltatori meno limitata e più ampia, alla ricerca di una definitiva consacrazione che vada al di là del ruolo, ormai troppo stretto ed angusto, di semplice cult band. Si spiegherebbe forse in questo modo la scelta di non occuparsi più personalmente della produzione, così come accaduto sino all’ottimo “The Inner Circle”, affidandola a due personaggi poco noti quanto affermati in campo di collaborazioni illustri: Sanken Sandquist e Stefan Glaumann risultano infatti accreditati in prodotti di “best sellers” quali Bon Jovi, Def Leppard e Rammstein principalmente, a darci un chiaro ed evidente segnale di quale sia l’obiettivo al quale Tom Englund e soci stiano effettivamente puntando.
Fortunatamente l’identità della band scandinava, sebbene lievemente “modernizzata”, risulta comunque salva e mai snaturata nei vari episodi che compongono il cd e la qualità dei brani ascoltabili in questo “Monday Morning Apocalypse” è in linea con il marchio Evergrey; mancano tuttavia i pezzi in grado di “spaccare”, quelli destinati a rendere memorabile a distanza di tempo un cd e capaci effettivamente di catturare gli ascoltatori senza più abbandonarli, dando la sensazione di avere per le mani un prodotto decisamente ben fatto ma non così grandioso e di “livello” come in molti attendevano dopo le due piccole gemme che lo avevano preceduto.
Nessun disappunto sia chiaro, canzoni come la title track, “Lost”, “Obedience” e “The Dark I Walk You Through”, per citarne alcune, costituiscono comunque momenti che non fanno altro che confermare l’ottimo valore del gruppo nordeuropeo, pur tuttavia la sensazione che se ne trae è quella di un lavoro “transitorio”, bello ma non definitivo e folgorante come sperato e, opinione personale, anche qualche gradino sotto i già citati “The Inner Circle” e “Recreation Day”.
Riassumendo in poche battute, il nuovo cd degli Evergrey è un prodotto di buona qualità, che scivola piacevolmente e si presta ad un ascolto gradevole e senza nessuna controindicazione, dotato di suoni potenti, “rotondi” e molto al passo con i tempi; come appena detto però “scivola” e quindi non lascia, dopo il suo passaggio, particolari segni o memorie, almeno, non nel modo tanto netto e personale a cui eravamo stati abituati.
Chiunque potrà portarsi a casa una copia di “Monday Morning Apocalypse” ed ascoltarlo senza restarne certo deluso (del resto un loro album è comunque sempre qualcosa ben al di sopra della media), tuttavia risulta mancato l’appuntamento con il capolavoro che in tanti pensavano potesse materializzarsi.
Restiamo in attesa fiduciosi…