Recensione: Mondfinsternis

Di Daniele Balestrieri - 23 Ottobre 2006 - 0:00
Mondfinsternis
Band: Brocken Moon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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69

La storia di questi Brocken Moon mi ha ricordato molto da vicino la triste vicenda dei Wolfswinter, band tedesca che produsse due demo e che non visse abbastanza per vederli pubblicati come raccolta da Christhunt Records.

Per fortuna loro i Brocken Moon ancora non si sono sciolti, tuttavia questo “Mondfinsternis” ha avuto la stessa genesi del disco dei Wolfswinter. Dal 1999 infatti la band tedesca ha sfornato quattro demo, di cui ben tre (Seelenwanderung, Trauer & Verachtung e Vollmond) nel 2005, e poi li ha donati a Christhunt che li ha fusi per produrre un full length particolarmente apprezzato dai seguaci del black autodistruttivo teutonico.
A militare assieme allo strumentista Humanhater è niente meno che Grim, il vocalist/mastermind degli Aaskereia e dei Wolfsthorn, il quale pare gradire il vagabondaggio in casa Christhunt allo scopo di donare alle band quel quid nichilista che solo la sua voce sgraziata sa aggiungere ai dischi.
Possiamo infatti considerare i Brocken Moon come la versione più malinconica e lenta degli Aaskereia, abbastanza lampante nella prima traccia, “Die Einsamkeit meiner Seele“, composta proprio da Falnir, membro della band consorella.
L’album parte dalle atmosfere desolanti di “Zwischen der Welten” e si trascina faticosamente lungo il sentiero del depressive-suicidal black metal, con tutte le caratteristiche del genere: chitarre lente, malinconiche, per lo più pizzicate, che talvolta cedono a tracce veloci e isteriche senza tralasciare melodie di tastiera più o meno accentuate, che ogni tanto tendono a ricordare da lontano il Gothic Metal più pensieroso.

Il cantato di Grim è certamente la faccia che dona più carattere a questo disco: la voce è sempre quel solito mix di grida Burzumiane e cantato pulito tipico del suicidal black atmosferico. E a proposito di atmosfere, è interessante l’aggiunta della conclusiva “Astralwanderung“, una traccia che mi ha ricordato l’ambient siderale della bilogia di Algol dei Neptune Tower. Il vero black può fare a meno di espressioni così pesantemente sintetiche, ma il black depressivo guadagna molto da queste incursioni nell’ambient claustrofobico e apocalittico. Per il resto c’è davvero poco da dire, l’album è un monolito e come tale va inteso: le variazioni sui temi tanto cari a band come Forgotten Tomb e Xasthur vengono abbracciate con classe e riprodotte con il solo scopo di drogare la mente e trascinarla in un viaggio poco piacevole.

Per essere una mistura di demo affiancati da un paio di canzoni rimaneggiate, il livello di registrazione è sorprendentemente buono, anche se lontano dagli standard commerciali. In conclusione, la discriminante è sempre la stessa: il cantato e il genere proposto. Il suicidal non è un genere ricco di innovazioni o di spunti particolari, ma è un ramo del black che gioca le sue carte nell’immobilità tetra e desolante, senza abbandonarsi ai barocchismi del gothic. La voce è quella che è, gli amanti del growl e dello scream, quest’ultimo qui presente in piccole dosi, potrebbero non digerire quel modo (di)sgraziato di cantare che ha reso celebre il Conte, quindi questo Mondfinsternis, “eclisse di luna”, rimane un prodotto elitario per quei pochi che amano vivere la musica al buio, rannicchiati sopra uno strato di neve, proprio come illustra l’unica foto che campeggia nel libretto che accompagna questo nuovo tassello nero di casa Christhunt.

TRACKLIST:

01. Die Einsamkeit meiner Seele
02. Schattenwelt
03. Das Tränenmeer
04. Mein Herz voller Hass
05. Vollmond
06. Klagelied des letzten Wolfes
07. Astralwanderung

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