Recensione: Monolith
Dopo il trionfale tour del 1978 che vedeva i Kansas supportare il pluriplatinato “Point of no return”( sulla scia del successo mondiale di “Dust in the wind”), il sestetto americano fece uscire nel 1979 “Monolith”. Si capiva subito che ripetere le vendite del precedente album sarebbe stata un’impresa assai ardua, infatti pur essendo ben suonato, arrangiato e prodotto questo disco non possedeva un vero hit in grado di trascinarlo ai primi posti delle classifiche. Tutto sommato le canzoni qui contenute dimostrano come sempre la gran classe ed il virtuosismo mai fine a se stesso di questi ottimi musicisti, anche se in certi frangenti ci si può accorgere nell’insieme di un lieve calo creativo che verrà accentuato nel successivo “Audiovisions”. La mente ed il principale autore delle composizioni del gruppo è come al solito il chitarrista/tastierista Kerry Livgren
La traccia d’apertura “On the other side” si rivela subito una sorpresa in quanto le melodie sprigionate ed il soave ritornello ci portano subito dentro il lato più romantico ed intimista dei Kansas, non manca comunque il solito tecnico break centrale che ha da sempre contraddistinto le tipiche canzoni del gruppo. A mio avviso “People of the south wind” pur essendo piacevole è forse il passo falso di questo lavoro, come al solito i cori sono ottimi ma il pezzo in se messo a confronto con gli altri risulta troppo semplicistico e banale; cosa che non riguarda però la terza “Angels have fallen” in cui a farla da padrone è l’inquietante voce del violinista Robert Steinhardt, il piano di Walsh è comunque lo strumento che spicca di più e dona vivacità ed originalità al pezzo. Ma è con “how my soul cries out for you” che i Kansas sembrano usciti fuori di testa, una caznone veramente pazzoide, con un intro da far west, un break centrale di batteria in cui Phil Earth dimostra di non essere secondo a nessuno in termini di fantasia e virtuosismo ed accelerazioni repentine sul finale che lasciano tutti a bocca aperta, si sente però la forzatura nel voler strafare e la canzone ne esce fuori a mio avviso poco spontanea. Il fiore all’occhiello di Monolith è “Glimpe of home” degna di far parte di un ipotetico “greatest hits”, perché dall’inizio alla fine è un piacere per l’udito ed anche in questo caso così come per l'”Opener” già menzionata, le melodie sono azzeccate e per nulla scontate come da sempre i Kansas ci hanno abituato. Le influenze marcatamente hard rock e blues si fanno sentire con le successive “Away from you” e “Stay out of trouble” quest’ultima veramente godibile soprattutto nella ritmica che mette a dura prova il bravissimo Phil Earth. Chiude degnamente l’album la malinconica “reason to be” che è sorretta dalla pregevole voce di Walsh accompagnata da una chitarra acustica preceduta da un intro di Synth.
Certo è che questo “Monolith” se paragonato con i precedenti (grandiosi) lavori dei Kansas difficilmente regge il confronto, è intervallato infatti da pezzi meno convincenti che inevitabilmente finiscono per abbassarne il livello qualitativo e questo è un vero peccato perché già dalla copertina (che ritrae un futuristico indiano tra le rovine di una città post atomica) e l’inserimento di pregevoli pezzi originali ed articolati (che come sempre ci fanno capire l’immensa capacità compositiva ed il gusto dei sei ragazzi di Wychita), avrebbe potuto aspirare ad un successo sicuramente maggiore, ma come ripeto sia la mancanza di un vero singolo che la presenza di un paio di tracce piuttosto inutili ne hanno pregiudicato inevitabilmente le sorti. Rimane comunque un lavoro piacevole da ascoltare soprattutto se si scoprono mano mano i tanti passaggi tecnici apparentemente nascosti, purtroppo il lato progressive del gruppo dopo “Monolith” si perderà quasi completamente negli ’80 lasciando il posto ad un cromato e comunque ottimo melodic hard rock di cui i Kansas stessi ai più risulteranno fra i pionieri.
Tracklist:
1.On The Other Side
2. People Of The South Wind
3. Angels Have Fallen
4. How My Soul Cries For You
5. Glimpse Of Home, A
6. Away From You
7. Stay Out Of Trouble
8. Reason To Be