Recensione: Monolith
Cinque demo realizzati nel corso di sei anni, a partire dall’anno di formazione della band, il 2000. Un debutto discografico interessante, non originale ma ben composto, con ottimi brani e con quel qualcosa in più che ogni appassionato di determinate sonorità cerca: l’emozione. Quell’emozione che alcuni faticano a trovare ed a percepire nelle ultime opere degli Opeth, un nome imponente nel panorama metal contemporaneo e che si prende a riferimento, inevitabilmente, quando si parla di uscite che cercano di unire il death melodico agli stacchi acustici ed a certe atmosfere e sonorità da rock psichedelico settantiano. Risulta quindi già evidente quale sia il genere proposto dagli svedesi In Mourning, qui alla seconda prova su lunga distanza che giunge a due anni di distanza dal giustamente apprezzato Shrouded Divine.
Dietro all’artwork di Travis Smith, splendido come tradizione ma con qualche somiglianza con la copertina di Materia dei Novembre, si cela un album che con i suoi 57 minuti di durata, suddivisi tra otto brani, accontenterà una fetta dei loro appassionati e farà storcere il naso ai restanti. Sin dalla produzione si possono notare delle differenze: suoni più corposi e pieni, maggiore pulizia, buon lavoro in fase di mixaggio. Gli In Mourning appaiono subito cresciuti, si sente sin dalle prime note dell’opener For You To Know: ariose e sognanti melodie interrompono i fraseggi death, che si tingono di qualche venatura rimandante la mente ai primi In Flames, ma anche di una certa propensione al progressive, tendenza che trova il suo apice e la sua piena realizzazione in The Smoke. Tobias Netzell dietro il microfono offre una vasta gamma di interpretazioni, dal clean al profondo growl passando anche per qualche graffiato e veloce scream, dimostrando una buona versatilità che ben si adatta alla proposta multiforme della band, contenente svariate influenze ed umori. Non mancano i momenti intimisti e malinconici: ne rappresentano un fulgido esempio l’intero, splendido break centrale di Debris, delicato ed acustico fino alla sofferta esplosione elettrica sorretta dalla melodia portante, ed un passaggio da brividi della lunga suite conclusiva The Final Solution (Entering The Black Lodge), arricchito dai rumori ambientali di un temporale che avvolgono e sottolineano la dolce decadenza dei fraseggi acustici. Risulta insomma innegabile che gli In Mourning anche in questa seconda prova discografica siano stati in grado di riversare all’interno dei solchi del disco emozioni, aspetto che non si potrà non tenere in considerazione quando giungerà il momento di tirare le somme.
Le domande che chi sta leggendo questa recensione si starà ponendo sono: “Com’è questo nuovo disco rispetto a Shrouded Divine? E’ migliore? Se mi è piaciuto il primo mi piacerà anche questo?” Non è semplicissimo rispondere, perché in una certa misura ad incidere profondamente potranno essere i propri gusti personali. Volendo invece provare a fornire un punto di vista il più possibile obiettivo, c’è da dire che manca parte della freschezza compositiva del debut. Ciò non significa che i nuovi brani siano scialbi o ripetitivi, tutt’altro, perché quando gli In Mourning centrano il pezzo, come nel caso di For You To Know e della suite conclusiva, mettono in mostra una classe non da poco, con variazioni di umori, di stili, una gran mole di fraseggi, di riff, di passaggi acustici, di progressioni costruite in maniera accurata. Ciò però non si ritrova in tutti gli episodi di Monolith, che anzi incespica in alcuni momenti dimenticabili e che finiscono per far scendere la qualità complessiva del disco, e di conseguenza la sua valutazione. Se mi si chiedesse un consiglio su quale dei due album acquistare, non avrei alcun dubbio: entrambi. Il primo perché ha portato alla ribalta una band che non fa dell’originalità o della ricerca d’innovazione il suo cavallo di battaglia, ma che ha dalla sua un’ottima abilità nel comporre brani strutturati, complessi senza essere cervellotici. Semplicemente, belle canzoni. Il secondo lo consiglierei in egual misura, perché a dispetto di quegli episodi meno riusciti, presenta dei pezzi di qualità altissima, probabilmente i migliori composti finora da questi ragazzi svedesi.
E’ lecito attendersi, a questo punto, una terza uscita che confermi quanto di buono già messo in mostra nei lavori finora pubblicati e che presenti un’ulteriore maturazione ed una progressione più netta di quella percepita tra primo e secondo disco. La sensazione è che gli In Mourning abbiano dei buoni assi nella manica, starà a loro giocarli al meglio per compiere un salto di qualità realmente importante. Per ora, una bella conferma.
Luca ‘Nattefrost’ Trifilio
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Tracklist:
01. For You To Know (06:14)
02. Debris (07:33)
03. The Poet And The Painter Of Souls (05:39)
04. The Smoke (08:13)
05. A Shade Of Plague (04:09)
06. With You Came Silence (06:09)
07. Pale Eye Revelation (06:16)
08. The Final Solution (Entering The Black Lodge) (12:51)
Line-up:
Tobias Netzell – voce, chitarra
Bjorn Pettersson – chitarra
Tim Nedergard – chitarra