Recensione: Monstereophonic (Theaterror vs. Demonarchy)
“Theaterror vs Demonarchy”, un (sotto)titolo che rende benissimo l’idea di quella che è l’essenza di un lavoro che non vuole e non può essere semplicemente definito come «l’ennesimo disco dei Lordi».
Il nuovo parto dei mostri finlandesi – a dispetto del formato “unico” – è in effetti un doppio album nel quale confluiscono da un lato i loro tipici brani di hard rock ottantiano venati di influenze schock/horror e dall’altro lato una serie di composizioni ben più ambiziose in termini di contenuti, minutaggio e arrangiamenti.
La prima metà della tracklist vede i Lordi alle prese con sei brani (più una intro) dal taglio “classico”, infarciti di riff hard rock e keys sintetiche, nonché coronati da testi ironici e sopra le righe. In questo senso, al netto della fin troppo pacchiana “Hug You Hardcore” – comunque in grado di farsi certamente valere dal vivo a fronte di una ritmica decisamente catchy – la divertentissima “Let’s Go Slaughter He-Man (I Wanna Be Beast-Man In The Masters Of The Universe)” e le altrettanto travolgenti “Down With The Devil” e “Sick Flick” funzionano alla grandissima, trovando un adeguato contraltare nella riuscita semiballad “Mary’s Dead”, illuminata da un gran feeling blues e da un bell’assolo di chitarra da parte di Amen.
Nella seconda metà della tracklist il quintetto scandinavo si cimenta al contrario con una sorta di concept basato sui personaggi classici dell’immaginario horror letterario e cinematografico. Nonostante un tema onestamente usato ed abusato in ambito hard ‘n’ heavy, va detto che canzoni come “Demonarchy”, “The Unholy Gathering”, “Heaven Sent Hell On Earth” e “And The Zombie Says”, come pure le conclusive “Break Of Dawn” e “The Night The Mosters Died”, riescono a farsi valere esaltando la teatralità del cantato di Mr. Lordi e proponendo con cognizione di causa soluzioni e arrangiamenti tipicamente da Rock/Metal Opera, partendo da “Bat Out Of Hell” del duo Loaf/Steinman fino ad arrivare al Dracula di Trond Holter.
Un ritorno niente male, a conti fatti, e anzi foriero di buone notizie per chi – come il sottoscritto, NdR – riteneva che i Lordi si fossero un po’ in calo e tendenti ad autoconfinarsi entro un determinati canoni.
Stefano Burini