Recensione: Mood Swings
Con il secondo album gli Harem Scarem partoriscono il loro personale capolavoro, un hard rock melodico strepitoso che sorprese all’epoca molti amanti del genere. Infatti molti si attendevano un classico album di AOR come il loro esordio, mentre invece il sound si indurì parecchio, lasciando ampio sfogo e risalto alle ritmiche possenti di chitarra e meno spazio alle tastiere, seguendo un pò il filone Van Halen con Sammy Hagar, Extreme e Winger ma sempre col loro tocco personale, ovvero melodie vocali assolutamente sopra ogni vetta possibile ed immaginabile.
Questo platter lascia il segno fin dalle prime note esplosive di ”Saviors Never Cry”, un pezzo che è paragonabile al boato della curva, al goal vittoria al 90° (magari su autorete avversaria) della vostra squadra del cuore in un derby stracittadino! Irrefrenabile!
A nulla varrà il vostro tentativo di abbassare il volume per ridurne l’impatto devastante: sarete voi stessi che al secondo ritornello accompagnerete il buon Hess in un karaoke virtuale, beccandovi i rimproveri dei vicini!!!
”No Justice” è invece un altro mini prodigio, un mid tempo degno dei migliori Extreme per le parti chitarristiche (il solo è assolutamente straordinario, del tutto fuori gli schemi), che si fregia di un finale stupefacente.
Segue poi ”Stranger Than Love”, barno tipicamente AOR. Ritmi cadenzati e coro stile Def Leppard (sembra di ascoltare Stand Up Kick Love Into Motion…) fanno molto sole, caldo, belle donne …. e tutto quel che ne consegue…
Van Halen e Mr. Big comandano in ”Change Comes Around”, oramai uno dei loro classici anche dal vivo, esempio di come un semplice cambio di arrangiamento, porta un pezzo da essere tipicamente hard rock a un quasi gospel. Ecco quindi “Jealousy”, canzone ruffiana ed incalzante (anche qui l’influenza Extreme è notevole), subito doppiata dall’eccellente ”Sentimental Boulevard”, traccia invece molto glamour e tipicamente H S. Coro spaziale, da pelle d’oca!
Dopo il breve intermezzo ”Mandy”, prontamente irrompe ”Empty Promises”, episodio che, almeno inizialmente, ricorda l’accoppiata Dokken / Winger (il riff non è proprio dei più originali…) delinenado probabilmente l’unico pezzo debole dell’album.
Ed improvvisamente compaiono le tastiere.
”If There Was I Time” è, infatti, una ballad ben strutturata, decisamente carica di pathos e con ottimi arrangiamenti vocali, mentre
”Just Like I Planned” ricorda, paragone orrendo ma per nulla fuorviante, i Neri Per Caso…
Si tratta di un pezzo a cappella, solo voci, tanto per sottolineare che capacità hanno i nostri nel coordinare le loro abilità vocali, in pezzi assolutamente strepitosi.
Dopo questa parentesi spezza ritmo, ci pensa il bravissimo Pete Lesperance a lanciarsi in un solo sbalorditivo per la conclusiva ”Had Enough”. Pronti per un giro sulle montagne russe?
Dopo un riscaldamento sincopato, parte una song al fulmicotone che conclude degnamente questo vero e proprio capolavoro che deve, sottolineo, deve, far parte della collezione di ogni vero amante del genere!
Superlativo.
Tracklist:
01. Saviors Never Cry
02. No Justice
03. Stranger Than Love
04. Change Comes Around
05. Jealousy
06. Sentimental Blvd.
07. Mandy
08. Empty Promises
09. If There Was A Time
10. Just Like I Planned
11. Had Enough
Line Up:
Harry Hess – Voce
Pete Lesperance – Chitarra
Darren Smith – Batteria
Mike Gionet – Basso