Recensione: Morbid Fascination Of Death
Morbid Fascination of Death è puro, vero black metal. Il black
dei Carpathian non sta nella violenza del suono, o meglio, non solo. Il black
vive dentro i Carpathian, la voce di Nattefrost esprime sentimenti neri
di dannati, emozioni sincere, provate, vissute, urlate e a volte semplicemente
sussurrate. Ai Carpathian Forest non serve martellarvi la testa a 300 battiti
al minuto, non gli serve scrivere pezzi che siano in linea con questa o quella
corrente black o estrema. I Carpathian sono loro stessi, e si permettono di
fare black con il sassofono e la tastiera, schiacciando l’occhiolino a sonorità
che altri considererebbero assurde.
Morbid Fascination of Death è un album di una bellezza sofisticata e
dannata, macabra ma affascinante. Ti si appoggia delicatamente addosso, come
un fiocco di neve; pensi di poterlo spazzare via con un gesto della mano, ma
al calore del tuo tocco, si scioglie e ti penetra nella pelle, ti filtra nelle
ossa, ti fa sentire il peso del nostro lato oscuro, ti mostra il mondo come
lo vedono i dannati.
Sulla musica dei Carpathian Forest c’è poco da dire: il suono è
violento quanto basta, i testi sono blasfemi ma sempre coerenti alla filosofia
e al pensiero della band. I CF non urlano inni all’Anticristo o a Satana, non
gli serve. I loro testi sono graffianti, tetri, toccanti, colpiscono il bersaglio
come sassate, e sono molto più letali di cento bestemmie. L’unico tratto
d’incoerenza l’ho trovato nell’accenno al satanismo in una didascalia, che descrive
una tizia come ‘Slave of Satan’. Evidentemente i CF sono anti cristiani, ma
inneggiare all’arcirivale del Dio cristiano vuol dire ammettere l’esistenza
e la potenza di quest’ultimo. Ai CF non serve tirare bestemmie o spacciarsi
per satanisti vendere o fare sensazione, anche perchè non sono tipi che
trascurano gli ideali per il soldo o per fare colpo sulle masse. Credo che si
sia trattato di una semplice distrazione, o di un passo falso trascurabile,
quindi passo a descrivere le canzoni dell’album.
La prima nota positiva dell’album è che non inizia con la solita intro,
ma con un pezzo d’atmosfera, con vibranti percussioni tribali e sintetizzatore,
che ci immerge nel mondo atroce, crudele e senza speranza nel quale vive la
band: il nostro mondo di tutti i giorni…
L’alta qualità continua con la furiosa Doomed to walk the earth as
slaves of the living dead , con la quale i CF riprendono la vecchia abitudine
ai titoli lunghissimi e lanciano il loro nuovo inno di battaglia. La forza d’impatto
dei testi è notevole:
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Morbid Fascination of Death, Through Self Mutilation, Knokkelmann e Warlord
of Misanthropy sono tutti ottimi pezzi, con poca melodia ma tanta selvaggia
cattiveria. A dire il vero, su questi brani aleggia un pochino di monotonia,
a mio parere le tracce dovevano essere disposte diversamente sul cd, in modo
da intervallare i pezzi più grezzi con quello più melodici, che
invece sono stati ammassati in fondo.
Ascoltando A World of Bones si vive in un incubo, la musica è
cadenzata e lenta, i volti dei morti sembrano emergere da ogni dove, consiglio
di non ascoltarla al buio.
Lo storica Carpathian Forest era stata proposta la prima volta in ‘Through
Chasms, Caves and Titan Woods’, mini pubblicato da AvantGarde nel 1995. Da notare
che canzoni del mini sono state composte dal 1991 al 1992. Questa versione è
prodotta cento volte meglio dell’originale, che conservo orgogliosamente nella
mia teca dei tesori. Una delle più belle canzoni di sempre dei CF, lascia
trasparire malcelate sonorità rock e il testo si distacca da tutti gli
altri, molto leggerino e superficiale, segno il che ci fa capire la maturità
raggiunta negli anni dalla cult band norvegese.
Finito il primo ascolto di Carpathian Forest, mi asciugo le lacrime, inizia
la traccia Colf Comfort, reggo il booklet e sto per iniziare a leggermi
il testo quando sento … un sax! Strabuzzo gli occhi quando, nei crediti della
song, spiccano le parole “Motorsen: Tenor Saxophone”. Cold Comfort
ti rapisce in una trance oscura, è uno di quei pezzi che non riesci
mai ad ascoltare attivamente, perchè trascinano il tuo pensiero oltre
la musica, e cullano ricordi e memorie sopite e, quando ti accorgi che vorresti
sentire la canzone, Nattefrost pronuncia queste parole:
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e il pezzo finisce…
Nordavind con Speechless firma il suo addio ai Carpathian Forest, un
epitaffio memorabile, tastiera e chitarra accompagnano una voce lontana, spenta,
sofferente. Un altro pezzo d’atmosfera, gotico e coinvolgente.
La musica di Ghoul ci spazza via ogni pensiero, si tratta di una cover
dei Mayehm, pubblicata anche sul recente tributo. Il pezzo è eseguito
con maestria e perizia, e la violenza ci aiuta a staccare dai due lentoni.
Ma il sax è lì, in agguato che ci attende… Nostalgia è
l’apoteosi dell’album, chiude una sequenza di 4 brani (esclusa la cover) che
suonano di capolavori fin dal primo ascolto. Si tratta dell’ennesimo pezzo lento
e d’atmosfera, voce su chitarra, tastiere, basso e, soprattutto, ancora una
volta il sax tenore. Questo è un altro di quei pezzi che, ascoltati a
occhi chiusi e al buio, sono in grado di trascinarti dolcemente nell’abisso…
una melodia estenuante e ripetitiva accompanga una voce sempre più lontana,
remota, debole. La buona esecuzione del sassofonista amplifica la potenza onirica
dle brano. Pathos, emozioni, pare di sentire il cuore vibrare ad ogni nota del
basso… Dovrete riascoltare questa canzone parecchie volte prima di poterla
capire. Ma vi assicuro che quando sarete entrati in sintonia con i sentimenti
angosciosi che esprime, vi lascerà l’ennesimo segno.
Il cd è finito. Alcune voci distanti mi avvertono che è il viaggio
si è interrotto, premo nuovamente play. Il viaggio deve ricominciare.
In conclusione, i nuovi Carpathian Forest sono tenebra maestosa, e meritano
l’appellativo di dei del black metal. Dei due fondatori, Nattefrost e
Nordavind, è rimasto solo il primo. Sul retro del booklet due righe annunciano
che “Nordavind ha lasciato il gruppo durante/dopo la registrazione”.
Speriamo che torni sui suoi passi.
Dai primi lavori la band si è evoluta in maniera impressionante, nel
sound e nelle tematiche. Come la morte, argomento principe del gruppo norvegese,
la loro musica è tetra, inesorabile, ci giunge a volte con la calma di
un mare in bonaccia, a volte ci colpisce come una grandinata improvvisa.
Il sound dei CF ha abbandonato definitivamente la selvaggia foresta delle origini
per trasferirsi in quel maniero tenebroso che può diventare la casa di
ognuno di noi….
Il voto è un’esecrabile riduzione materialista, una cornice di cattivo
gusto per un’opera d’arte di primo piano, ma va dato. All’inizio avrei voluto
assegnare un 100, dopo sono sceso al 70, negli ultimi giori mi sono stabilizzato.
90 mi pare la giusta media tra tanti capolavori e alcuni pezzi ‘minori’, notate
che ci ho messo 3 settimane per scrivere questa recensione.. Se ritenete che
il black debba essere solo musica a centinaia di battiti al secondo, urla, bestemmie
e frenesia estrema, risparmiate i vostri soldi. Se volete ascoltare del Black
Metal, non avete però altra scelta. Senza i Carpathian Forest sarete sempre incompleti.