Recensione: Morbus [EP]
Istituzione del death metal tedesco, da diciannove anni i Resurrected calcano imperterriti le putride e oscure lande dell’underground internazionale, senza che abbiano mollato la presa neppure nei periodi di vacche magre (seconda metà degli anni ’90). Anzi, la loro produzione discografica non presenta soluzioni di continuità giacché, a oggi, si contano due demo (“Sinner Of An Unable Fod”, 1995; “Rising Of The Dead”, 1997), uno split con i Fleshgrind (“Live At Fuck The Commerce III/Live In Germany”, 2002), un DVD (“Stillborn Penetration”, 2006), sei full-length (“Raping Whores”, 1998; “Faireless To The Flesh”, 1999; “Butchered In Excrement”, 2001; “Blood Spilled”, 2003; “Endless Sea Of Loss”, 2006; “Fierce”, 2009) e due EP (“Bloodline”, 1997; “Morbus”, 2012) di cui l’ultimo – “Morbus”, appunto – è uscito da poco con la Grindhouse Music.
Il quintetto di Duisburg punta tutto sulla fedeltà alla linea, cioè alle sonorità del death classico che, a cavallo del 1990, non era ‘classico’ ma solo ‘death’. Un death che già aveva usufruito delle sperimentazioni e soprattutto dei meccanismi evolutivi di band seminali quali Possessed e Morbid Angel (le quali, bene o male, pescavano ancora a piene mani nel thrash e nel black) e che, pertanto, si accingeva a conquistare il Mondo con i Death, Gurguts, Cannibal Corpse e compagnia cantante. Non a caso, infatti, in questo EP è presente una cover di “Dawn Of Eternity” dei floridiani Massacre, tratta dal leggendario LP “From Beyond” del 1991, uno degli emblemi più veraci del death metal suonato in quegli anni. E, assieme a essa, il rifacimento di “Self Bias Resistor” dei Fear Factory, tratta dal capolavoro assoluto “Demanufacture” (1995). Due modi diversi di onorare coloro che hanno contribuito fattivamente a fare grande questo genere, insomma, anche se per affinità stilistiche i Resurrected sono certamente più vicini ai primi che ai secondi.
Per il resto, le nuove canzoni proposte dal combo teutonico sono tre che, seppur poche, bastano per farsi l’idea che le innovazioni, le sperimentazioni e le progressioni stilistiche non sono i parametri alla base della musica dei Nostri. I quali, per inciso, mostrano per intero tutta la loro esperienza nel campo manifestando uno stile adulto e ottimamente formato. Anche se non molto originale, per l’appunto. Che il retroterra culturale posto alla base di “Morbus” sia esteso, si capisce sia dalla bontà con la quale esso è stato realizzato sia, soprattutto, dalla precisione messa in campo per erigere, nota dopo nota, una figura musicale che può essere presa tranquillamente come esempio per definire, oggi, cosa s’intenda per ‘death metal’. Un’intransigenza verso gli stilemi più puri del genere e una coerenza con quanto già tracciato dai Maestri nel passato che, in tempi di contaminazioni a volte fuorvianti, ha comunque il suo buon merito d’essere.
Per gli eventuali nuovi lavori che seguiranno, difficile aspettarsi qualcosa di nuovo rispetto a quanto fatto sin’ora, dai Resurrected. “Morbus” è l’ideale prosecuzione di un cammino lungo e difficile, spesso contrassegnato da trappole stilistiche cui i tedeschi, però, non sono mai caduti; intestardendosi sulla loro concezione ortodossa del death metal. Una concezione che si potrebbe giudicare obsoleta ma che, come vestigia del passato, presenta i suoi indubbi meriti per la ferrea volontà di diffondere il Verbo primigenio anche alle nuove generazioni.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Covered With Maggots 3:10
2. Bewareness Of Truth 5:13
3. Dawn Of Eternity (Massacre cover) 4:13
4. Butchered In Excrement 3:07
5. Self Bias Resistor (Fear Factory cover) 5:17
Durata 23 min.
Formazione:
Christoph Mieves – Voce
Thomas Granzow – Chitarra
Ben Bays – Basso
Dennis Thiele – Batteria