Recensione: Morde
Sembra un gioco di parole, ma l’accostamento Mord/Morde non è altro che nome del gruppo e titolo del primo full lenght di questa band tedesca; ma chi sono i Mord? Spulciando la loro scarna biografia compare un link ad un altro gruppo che bazzica la scena europea dal 2001: gli Zorn; incrociati i dati, il risultato che scaturisce è che, ad accomunare le due bands, sono Sabnock e Nachtschatten il primo sempre dedito allo scream ma impegnato alla batteria e non alla chitarra (come nel gruppo principale), il secondo, bassista anche in questo progetto parallelo.
Posso ipotizzare che questo progetto parallelo nasca per sfogare fino in fondo la voglia di raw norse black dei suoi componenti, infatti, ciò che permea questo disco, è il classico feeling thrash black di estrazione darkthroniana: distorsione fredda e gracchiante, lurida ma fortunatamente chiara, ritmiche che non cedono mai alla follia pura ed una corretta alternanza tra partiture veloci e momenti più controllati. Indubbiamente la produzione ricopre una parte sostanziosa per il feeling generale, creando a suo modo un muro sonoro non indifferente, donando all’impianto un aura raggelante. Pezzi forti del catalogo Morde sono sicuramente l’opener “In the Forest of the Dead Souls”, che lungo i suoi nove minuti sfoggia un valido campionario di cattiveria all’insegna dell’alternanza di cui sopra; e la mia preferita, “Suicide by Fire”, contraddistinta da un riff vincente e da un ritornello dai toni maligni.
Quindi sto dicendo che Morde è un disco notevole? Tale da far felici tutti i seguaci del male? A dire il vero non ne sono così sicuro. Anche dopo numerosi ascolti, non sono ancora riuscito a finire il disco senza distrarmi o senza avere delle pause per pormi delle domande, magari velate ed un po’ capricciose e sinuosamente subdole. Cos’ha questo disco che non va? Eppure avrebbe delle credenziali, come le illustri assonanze stilistiche, lo scream gelido e squarciato, anche distorto come nel caso di “Necrophage”…
Credo che la questione di fondo sia essenzialmente una: non essere in grado di “bucare lo schermo”. La band ha una spinta compositiva che permette di mettere in piedi pezzi con un’anima che va e viene; privi di qualcosa di forte che li spinga oltre la riuscita e positiva normalità di un disco thrash black con qualche idea interessante. In secondo luogo, sento come una zavorra che appesantisce questo lavoro, il suo svilupparsi su pezzi troppo lunghi, non un male in senso stretto, ma deleterio nella fattispecie, vista anche la costanza nel seguire le coordinate guida. Avrei addirittura preferito dover sparare a zero sui Mord per aver creato un disco orribilmente scarso, perché almeno avrebbe avuto una peculiarità forte, negativa ma decisa; in questa situazione, mi trovo nell’imbarazzo di pensare se consigliare o meno un lavoro che potrebbe andare facilmente nel dimenticatoio, nel cimitero silenzioso degli ascolti “positivamente qualunque” che capitano ad un consumatore medio/alto di musica. Lo vedo come il classico frutto di un mercato black metal rigonfio di proposte di ogni tipo, che accoglie prodotti che in altri momenti non avrebbero preso il volo tanto facilmente; quei lavori che ripropongono i classici stilemi pensando che basti questo per fare centro.
Siamo sinceri: il black metal è il trend del momento, volenti o nolenti e credo sia più saggio spostare l’attenzione su prodotti più forti caratterialmente (qualunque sia la caratteristica preponderante), piuttosto di soffermarsi su un disco senza pecche e miracoli, glissando sul nome Mord e passando oltre.
Tracklist:
01. In the forest of the dead souls
02. Necrophage
03. Suicide by fire
04. My godless ways
05. Thought on the death
06. Ravenous hunger